Dopo un anno impegnativo caratterizzato da tassi di interesse in aumento e una crescita più lenta, i private equity cercano di adattarsi al nuovo contesto.

Come? Qualche trend lo evidenzia il 6° rapporto annuale Global Private Equity Outlook di Dechert, uno studio legale americano che ha intervistato 100 dirigenti di alto livello di società di private equity con sede in Nord America (45%), Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) (35%) e Asia-Pacifico (APAC) (20%) con attività superiori a 1 miliardo di dollari.

Ebbene, per la quasi totalità di questi manager (il 94%) è probabile che porti avanti operazioni take-private, cioè acquisizioni di aziende quotate. Si tratta di un cambiamento significativo rispetto al 2022, quando solo il 13% dei GP aveva espresso ferme intenzioni di perseguire questo genere di operazioni. Sarà, probabilmente, la volatilità e la sotto valorizzazione delle aziende quotate che, come possiamo notare, non è un problema solo italiano.

Altro trend interessante: il 50% dei dirigenti senior intervistati considera le operazioni di secondario e i continuation fund come tendenze crescenti legate all’attuale contesto economico, e il 78% dei dirigenti ha affermato di utilizzare già il private debt per finanziare gli add-on. Una tendenza questa alimentata negli Usa ad esempio dalla crisi delle banche regionali all’inizio del 2023.

Il rapporto evidenzia inoltre che il 71% dei dirigenti prevede che l’aumento della vigilanza normativa avrà un impatto negativo sui piani di dealmaking nei prossimi 12 mesi, mentre il 21% afferma che la sua più grande sfida è il fundrasing, soprattutto se si tratta di competere con i gestori più grandi e diversificati e, aggiungerei io per l’Italia, con le altre forme di investimento alternative alle sgr (come i club deal). A livello generale questa biforcazione del fundraising è destinata ad aumentare con la crescita del peso del retail negli investimenti alternativi, secondo il rapporto. Aspetto che qui non si è ancora veramente verificato ma che va comunque va monitorato per guardare non solo all’imminente arrivo del 2024 ma ai prossimi dieci anni del settore.

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