“Abbiamo iniziato a investire nei territori dove si produce per noi il vino più di qualità, Etna, Langhe e prossimamente in un altro territorio d’eccellenza”. Altro non aggiunge, Renzo Rosso nell’intervista rilasciata al magazine Il Gambero Rosso, nel numero di aprile.

Eppure, la sensazione è che una nuova acquisizione sia molto vicina per quanto riguarda Brave Wine, holding dedicata al mondo del vino, con cui l’imprenditore veneto è entrato nel 2022 nella cantina siciliana Benanti, Etna rosso, e poi anche nell’Alta Langa, con il marchio Josetta Saffiro.

Ma Renzo Rosso non è l’unico a guardarsi attorno. Le operazioni, nel 2024, potrebbero susseguirsi una dopo l’altra. Se nel settore food il private equity è in movimento, con alcuni marchi in vendita come Alice Pizza e Casa della Piada, altri in difficoltà, come Temakinho e Panini Durini, e altri ancora freschi di acquisizione, ultima La Piadineria, di sicuro anche il settore wine si muove e si prepara a operazioni importanti nel 2024.

Rosso e il Montalcino, per chiudere il “tris”

Si diceva di Rosso, patron della Diesel ma anche alla guida, assieme alla moglie Arianna Alessi, di Brave Wine Società Agricola, nata 30 anni fa, in tutto 100 ettari con tanto di Diesel Farm, e di Red Circle Investments, con cui la coppia porta avanti investimenti nel settore della moda, ma anche nel food (tra gli altri, Cortilia, Poke House e Planet Farms). Un nuovo investimento sarebbe senz’altro quello più rumoroso in ambito vino, ma come anticipato non è il solo a guardarsi attorno. E allora partiamo proprio da lui. Perché l’ipotesi di un’imminente operazione nel settore, secondo quanto risulta a Gambero Rosso, riguarderebbe la zona del Montalcino.

Si tratta ovviamente di un’area dove il territorio rappresenta e soprattutto produce un bene di lusso, e quindi anche in linea con gli obiettivi strategici del gruppo di Renzo Rosso. Per intenderci, i prezzi dei vigneti nella terra del Brunello hanno raggiunto fino a 900mila euro ad ettaro. Il Montalcino potrebbe fare al caso dell’imprenditore nato a Brugine, vicino Padova, per “chiudere il tris” assieme all’Etna e alle Langhe.

La guerra giudiziaria tra Rosso e Masi Agricola

L’operazione che serve insomma a Mr Diesel anche per “dimenticare” l’amaro epilogo con Masi, azienda produttrice di Amarone di cui Red Circle aveva rilevato una partecipazione. Rosso ha ceduto definitiamente tutte le azioni in suo possesso, in tutto il 10%, ai fratelli Boscaini, che detengono la maggioranza di Masi Agricola. Una cessione che ha portato al ritiro di tutte le vertenze in sospeso tra le parti: Renzo Rosso aveva impugnato il bilancio 2022 chiedendone al Tribunale di Venezia l’invalidità in quanto “non conforme alle norme che ne disciplinano i criteri di redazione” e quindi causa di “lesioni dei diritti delle minoranze”.

La risposta dei Boscaini è stata, in buona sostanza, la seguente: “Dietro questo comportamento esiste uno spiacevole conflitto d’interessi”. Già perché Rosso, dopo aver investito in Masi con tanto di ingresso nel Cda di Masi, aveva dato le dimissioni, lasciando però la sua poltrona alla moglie Alessi (e quindi mantenendo le quote) per poi avviare il proprio Brave Wine, adducendo, come motivazione, una “perdita di interesse nel rivestire la carica, non essendo riuscito ad apportare alcun contributo professionale e innovativo”.

Il modello francese: Lvmh e Chanel

Nell’intervista a Gambero Rosso, il patron di Diesel indica un modello, per il vino italiano, simile a quello adottato, con successo, dalla Francia, auspicando maggiori sinergie tra le aziende, unico modo per ottenere il salto di qualità sia in termini di comunicazione, sia in quelli di distribuzione (che poi è lo stesso auspicio espresso qui da Umberto Callegari, ceo di Terre d’Oltrepò).

Un chiaro riferimento a Lvmh, che sta per Louis Vuitton Moët Hennessy, multinazionale con sede a Parigi e proprietaria di una settantina di marchi di moda, orologi, gioielli, vini e distillati. La sigla è la fusione tra la casa di moda Louis Vuitton e Moët Hennessy, che altri non è se non il risultato di un’altra operazione m&a, tra il produttore di champagne Moët & Chandon e il produttore di cognac Hennessy.

Proprio dalla Francia, di recente, è stato ufficializzato un’acquisizione. Protagonista in questo caso Chanel, altro colosso del lusso, dove per lusso non s’intende soltanto l’abbigliamento e i gioielli. In questo caso l’operazione riguarda Lavinia, nome italiano ma francese al 100%, distributore che si è ben affermato negli ultimi 20 anni grazie a una nutrita selezione di cantine.

Gli altri movimenti: Oniverse (Signorvino) scommette sulle Marche

A proposito di chi investe nel vino, ma non solo, ecco Oniverse di Sandro Veronesi (il nome della compagnia è l’anagramma del cognome del patron), imprenditore conosciuto per i suoi investimenti nel wear, come Calzedonia, Tezenis, Intimissimi, Falconeri, ma anche nel segmento vinicolo attraverso Signorvino.

Nel mirino del gruppo ci sarebbe infatti Villa Bucci, oltre quaranta vendemmie, patria del Verdicchio e tra le aziende più distintive dei Castelli di Jesi, nelle Marche, da anni al centro di numerose speculazioni sull’arrivo di facoltosi investitori, anche stranieri, dopo la scomparsa di Giorgio Grai, con Ampelio Bucci mente e cuore del progetto.

Callegari (Terre d’Oltrepo): “aggregazioni unica via per il futuro”

Saranno dunque il private equity e le acquisizioni a salvare il mercato wine, in fase calante tra calo dei consumi, crollo dell’export e aumento dei costi? “Credo che il mondo del vino sia attrattivo per gli investitori per diverse ragioni, alcune anche fisiologiche e di evoluzione -risponde Umberto Callegari, Ceo di Terre d’Oltrepo-. Aggregazione ed approccio sistemico industriale, con una forte dimensione di servizio, siano l’unica via per il futuro di un settore sempre più capital intensive, con un costo del capitale investito spesso superiore al ritorno sullo stesso e dalle dinamiche di consumo sempre più polarizzate ed in profondo cambiamento”.

Prosegue il manager, con un trascorso anche a Microsoft: “Credo che l’evoluzione naturale del mondo del vino italiano sarà tendere alla creazione di gruppi sempre più manageriali ed evoluti. Nasceranno  filiere sempre più integrate capaci di sfruttare sempre più la leva operativa per essere sempre più competitivi a livello globale. Poi ovviamente ogni strategia dipende  dal segmento in cui si vuole competere, particolarmente in un mercato così polarizzato. Più che una è un’opinione, questa è l’economia”.

Winetech, operazioni anche nell’e-commerce

Sta di fatto che qualcosa si muove anche a livello di startup, soprattutto nel ramo e-commrece. Notizia di qualche settimana fa, Winelivery ha annunciato l’acquisizione di Become Somm, community online di appassionati di vino, riconosciuta per il suo approccio nell’apprendimento e nella condivisione della cultura vinicola.

L’acquisizione dimostra l’impegno di Winelivery nell’innovazione comunicativa dopo la raccolta di capitali da 3,5 milioni di euro nell’ultimo round chiuso lo scorso mese di novembre.  Rafforza la presenza dell’azienda nel panorama italiano della distribuzione del vino, e apre nuove strade per innovare e arricchire la comunicazione nel settore, portando il mondo del vino italiano a un pubblico sempre più ampio e diversificato.

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