Cassa Depositi e Prestiti continua a puntare sul Venture Capital considerato un volano per la crescita del Paese.  Inoltre è uno degli asset del piano industriale al 2024. In questa intervista esclusiva rilasciata a Dealflower, Enrico Resmini (nella foto), l’ad e il dg di Cdp Venture Capital, fornisce una view del mercato al 2025. Nel mirino c’è anche il lancio di nuovi fondi che, spiega il top manager, “serviranno a dare profondità sulle strategie di investimento  che abbiamo già perseguito fino a qui e che ci stanno dando grandi soddisfazioni. Ma serviranno anche ad avere ampiezza e quindi per esempio nuove strategie”. Il tratto distintivo per la Cassa è la selezione dei soggetti su cui scommettere. “Bisogna investire nella qualità, nelle startup giuste e bisogna avere gli investitori giusti nel Paese”, ha detto Resmini.

Perchè la Cassa ha deciso di puntare su Venture Capital?

È quello che serve al Paese. Serve  sviluppare le nuove aziende, creare delle strutture permanenti che aiutino i giovani imprenditori e imprenditrici a crescere e a diventare forti nei mercati. Fa parte del ruolo di Cdp.

Il Venture Capital rientra quindi nel Dna della Cassa?

Assolutamente. Non possiamo occuparci solo di grandi aziende ma pensare anche alle piccole imprese che diventeranno grandi e fare in modo che abbiano un percorso robusto di capitale, di competenze e di accesso ai mercati. È uno degli asset fondamentali su cui si basa il piano industriale della Cassa.

Come sta andando il mercato?

Il mercato 2022 si chiuderà molto bene, nonostante tutto. Così come il mercato 2021 aveva dato grandi soddisfazioni, l’anno in corso sarà ancora più di grande soddisfazione. Questo perchè  l’innovazione paga. Le startup trovano mercato, trovano investitori; c’è grande abbondanza di capitali nei fondi di Venture Capital a livello internazionale ma anche a livello italiano. Le startup buone, quelle promettenti e che hanno servizi buoni riescono ad andare avanti.

E il 2023?

Da tutte le simulazioni che abbiamo fatto e dai primi round di capitale che iniziamo a vedere, riteniamo sarà un anno di crescita. Parliamo di una cifra che oscilla tra i 3 mld, se usiamo uno scenario più conservativo,  e i 4 mld in uno scenario più aggressivo.

E nel futuro di medio periodo?

Nel 2025 puntiamo ad arrivare ai 9 mld che ci porterebbe in quella dimensione di mercato investito all’anno sulle startup simile a quello di altri mercati europei. Ma non bisogna aver fretta. Le cose devono essere fatte bene. Bisogna investire nella qualità, nelle startup giuste e bisogna avere gli investitori giusti nel Paese. La fretta è cattiva consgiliera.

Avete allo studio il lancio di nuovi fondi?

Sicuramente ne lanceremo di nuovi. Abbiamo 3,5 mld di nuove risorse che ci vengono assegnate dal governo, da investitori privati e dalla stessa Cassa; quindi lanceremo altri fondi che serviranno a dare profondità sulle strategie di investimento  che abbiamo già perseguito fino a qui e che ci stanno dando grandi soddisfazioni. Ma serviranno anche ad avere ampiezza e quindi nuove strategie. Parlo di nuovi fondi di fondi che attireranno nuovi gestori; gestori che però vanno rafforzati in Italia portando anche gestori internazionali che possano collaborare in maniera strutturale con quelli italiani di venture capital. Tutto questo porta alla qualità; e la qualità è quello che serve in un sistema che si vuole sviluppare negli anni. Per avere qualità però bisogna  fare selettività: non tutti  sono nati per fare un fondo di venture capital, non tutti sono nati per diventare un unicorno. Meglio scoprirlo prima che scoprirlo dopo.

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