Città del futuro con infrastrutture e spazi di ieri ma ripensati, riqualificati e valorizzati. In poche parole, rigenerazione urbana: uno strumento che cambia il volto delle metropoli e dei grandi centri italiani. Sì ma con quali trend e soprattutto che rapporto di influenza c’è tra quanto avvenuto a Milano e quanto sta avvenendo a Roma? Ne hanno parlato stakeholder ed esperti durante la business breakfast allo spazio eventi Dealflower dal titolo ‘Quando la riqualificazione urbana disegna le città del futuro: i casi di Milano e Roma’, talk organizzato con la partnership di ARECneprix e moderato dalla direttrice del giornale Laura Morelli

Milano chiama Roma e l’esempio di Pechino

Da Milano a Roma, il rapporto tra le due città visto come un contagio a cascata di buone pratiche per gli investimenti e i modelli operativi nel real estate. Marco Raccah, general manager ARECneprix, spiega che guardando alla sua esperienza può essere così spiegando il ‘caso Pechino’. “Shanghai ha vissuto una totale riqualificazione a partire dai primi anni Duemila e io decisi invece di puntare su Pechino in quegli anni come attività professionale scegliendo la capitale politica della Cina e pensando che il trend di sviluppo di Shanghai si spostasse poi su Pechino. Così è avvenuto. Questo sta succedendo anche a Milano con tante rivoluzioni e considerando il movimento che parte dalla capitale economica italiana e influenza poi la capitale politica. Ora Roma ha bisogno di grande riqualificazione, soprattutto in ambito residenziale. Vediamo grandi opportunità nei prossimi 5-10 anni”.

Il ruolo degli scali ferroviari dismessi

Franco Gerbino, managing director di Coima Rem chiarisce che a Milano negli anni Duemila “con la dismissione degli scali ferroviari come Garibaldi si è creata una frattura nella città che poi è stata riqualificata con il lavoro e la visione di alcuni imprenditori che hanno rimesso insieme aree diverse tramite la collaborazione tra pubblico e privato. Per fare questo c’è stato bisogno di grande collaborazione tra il Comune per avere certezza della tempistica per i costruttori e operatori”. “Al momento uno dei nodi di sviluppo è la zona dello Scalo di Porta Romana con la realizzazione dello studentato e del villaggio olimpico per Milano Cortina 2026“, spiega Gerbino e aggiunge che “su Roma tutto questo può essere replicato considerando la specificità del territorio dato che parliamo di un museo a cielo aperto”.

Sul ritardo di Roma rispetto a Milano, Alessandro Sbordoni, presidente di Federlazio Edilizia e Territorio e di NS Costruzioni puntualizza che “il gap di Roma si spiega con la diversità del territorio e del volume degli investimenti che prima era inferiore a Milano ora è allo stesso livello. Milano è stata favorita anche dalla posizione più vicina all’Europa. Con Roma rigenerare uno spazio dentro la città prevede un ripensamento del consolidato che è anche un cambiamento culturale e implica un uso ordinato del territorio. Per farlo serve collaborazione con chi politicamente indirizza gli interventi ed è l’aspetto che abbiamo più sofferto e per tanti anni è mancata anche la continuità amministrativa, punto invece cruciale per gli investitori”. Matteo Peverati, co-managing partner di BLV – Belvedere & Partners sottolinea gli aspetti e le criticità normative “poiché non esiste una definizione normativa di rigenerazione urbana e in realtà ci vorrebbe perché esistono cornici sul recupero ma non norme finalizzate a individuare determinati obiettivi come quello energetico o sociale”.

I progetti di rigenerazione urbana su Roma

“Roma a differenza di Milano è stata in mano a family office di costruttori”, sottolinea Raccah evidenziando che “ora c’è un passaggio generazionale e questa generazione non ha raccolto la forma precedente lasciando spazio a investitori istituzionali”. Sono esempi i lavori di ARECneprix sull’ex fiera di Roma a via Cristoforo Colombo dove “recuperiamo 76mila metri quadri realizzando 44mila metri quadrati di residenziale e social housing, uffici e spazi retail”, spiega Raccah.

“Poi ci sono i lavori su via Carmelo Bene, in un’area di sviluppo importante con Fondo Tulipa, un territorio che era abbandonato con una grande valenza sociale. O ancora all’Eur con l’Europark e il fondo U-Turn. Stiamo riqualificando più di 69mila metri quadri“.

Gerbino chiarisce che per il futuro le potenzialità su Roma sono “puntare sull’immobiliare di qualità rispetto all’attuale che è più scadente” e che “Roma è una piazza appetibile con una spazio per i prezzi che diano redditività per gli investitori istituzionali. Parliamo della prossima città italiana dopo Milano ad attrarre gli investimenti”. Outlook confermato anche da Sbordoni: “la tipologia edilizia di Roma e le esigenze abitative sono diverse. A Roma c’è una grande richiesta di residenziale e serve un’amministrazione che dia continuità e in dialogo con i comuni e la Regione”.

Su questo, Peverati evidenzia che “l’amministrazione attuale sta lavorando in continuità con quella precedente favorendo lo sviluppo urbanistico. Roma deve recuperare spazi dismessi e la normativa premiante può aiutare una volta definiti gli obiettivi per legge. Per farlo serve quindi un’amministrazione con visione”, conclude il legale.

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