C’è una partita che si gioca ma per ora il nostro ruolo è solo quello di spettatore. Magari prendiamo appunti. Oltre non si va. E questo vale per quanto concerne il risiko bancario in Italia, tutto fermo almeno guardando alle fonti ufficiali, e anche per quanto riguarda il risiko sul risparmio, altro asset strategico.

In una sfida a scacchi la posizione del nostro Paese è quello dell’arrocco al re. Al contrario di quanto accade in Francia, dove Bnp Paribas studia la mossa dello scacco matto per chiudere l’acquisizione di Investment Managers, 850 miliardi di asset gestisti, dal gruppo assicurativo Axa.

Alle parole spese nel nostro Paese (tante) per quanto riguarda il consolidamento del settore bancario, assicurativo, Tlc con l’operazione tra Fastweb e Vodafone e che riguarda anche quello della difesa (leggi qui) dei pagamenti digitali (qui il nostro approfondimento),  rispondono i (quasi) fatti transalpini, dove sta per nascere un gruppo da 1.500 miliardi di asset, valore dell’operazione superiore ai 5 miliardi di euro. 

Perché Axa sta per cedere Im a Bnp Paribas

I motivi del deal sono piuttosto chiari e li riporta anche l’inserto economia del Corsera. Da una parte c’è Axa che sta ristrutturando il gruppo con l’obiettivo di diventare meno sensibile e quindi esposto ai rischi del mercato, per concentrarsi ancora di più nel comparto assicurativo: in questo senso va la partnership per la gestione di Bnp Paribas Cardif, divisione assicurativa del gruppo bancario, e l’accordo preliminare con Nobis, assicurazione italiana.

Dall’altra c’è Bnp Paribas, che intende diversificare i flussi di reddito e da parte sua c’è la liquidità ottenuta dalla cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Ad accordo avvenuto, il gruppo andrebbe ad affiancarsi al connazionale Crédit Agricole attraverso la controllata Amundi, 52 milioni di clienti in 49 Paesi, 2 mila 660 miliardi di dollari il valore del patrimonio degli asset totali.

L’altro gigante europeo è  Allianz, multinazionale tedesca con sede a Monaco fondata nel 1890, presente in più di 70 Paesi nei 5 continenti e circa 2 mila 400 miliardi di dollari di asset in gestione, attraverso le controllate Allianz Global Investors e il gigante obbligazionario Pimco.

Risiko in Italia? Tutto fermo. O quasi

Di solito le operazioni di consolidamento in un settore tendono a sbloccarne altre. Ma forse in questo caso si va in controtendenza. Soprattutto se guardiamo all’Italia. Fineco, Banca Generali, Azimut e Anima sono i principali player del settore del risparmio gestito. I primi due, in particolare modo, sono stati affiancati in più di un’occasione a Mediobanca: lo scenario sarebbe quella di una fusione. L’alternativa, tra le più battute, è la cessione della quota del gruppo guidato da Alberto Nagel nella compagnia triestina, dove in ballo c’è il rinnovo del vertice nei prossimi mesi.

Caso a parte Unicredit, che oltre a monitorare gli sviluppi della cessione delle ultime quote di Mps da parte del governo, mette al centro la crescita nella gestione del risparmio per la seconda metà del 2024. Muovendosi su due canali. Far crescere i volumi della piattaforma interna Onemarkets da una parte. Rafforzare le alleanze con gli operatori specializzati dall’altra parte, con l’ulteriore obiettivo di rinegoziare l’accordo per la distribuzione dei fondi Amundi.

“Risparmio asset fondamentale, aggregazioni da incentivare”

Tutto congelato in buona sostanza. Nonostante il monito che arriva direttamente dall’inserto Economia del Corriere della Sera: “Da mesi si parla di possibili consolidamenti ma non succede nulla. Invece di aspettare l’arrivo di colossi esteri o dei signori del private equity o magari pensare di tassare i buy back, la politica dovrebbe incentivare le aggregazioni. Certo alcune quotazioni di Borsa raggiunte non favoriscono acquisizioni. Ma secondo alcuni analisti, i merger sono ormai diventati la strada migliore”.

Tradotto: è giunto il momento di muovere cavallo e alfieri. Il tempo dell’arrocco è finito. Sulla scacchiera del risiko è attesa una mossa anche dall’Italia. Regina degli scacchi, pardon, del risiko, cercasi. Anche se non disperatamente.

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