Le vediamo tutti giorni andando a lavoro, realtà piccole a gestione familiare dalle insegne a volte nostalgiche. Quello delle farmacie è un mercato redditizio, che nel 2020 ha registrato un fatturato complessivo di 24 miliardi di euro (dati Iqvia) e ancora molto frammentato. Non a caso il settore sta già vivendo un processo di consolidamento, a opera anche di fondi di private equity, ma la sua è un’evoluzione non si limiterà a questo e le farmacie del futuro saranno molto più di semplici “negozi”.
Il trend è avviato e le ultime operazioni lo dimostrano. Fra le più recenti ci sono state ad esempio l’acquisizione di AmicaFarmacia da parte della quotata Farmaè, l’acquisizione delle farmacie Meltias da parte di Hippocrates Holding ma anche la nascita di Apoteca Natura Holding Italia, società costituita quest’anno e partecipata all’80% da NeoApotek – holding di investimento nato dall’incontro tra la famiglia Riva Cocchi con Banca Profilo e Route Capital Partners, e al 20% da Apoteca Natura, parte del gruppo Aboca della famiglia Mercati.
L’operazione, che ha un “carattere fortemente industriale e con un orizzonte di medio-lungo periodo” spiega a Dealflower Andrea Riva, ceo di Apoteca Natura Holding Italia che sarà presieduta da Massimo Mercati, è “il primo step di un percorso di aggregazione che vedrà innanzitutto l’acquisizione di altre farmacie”, dice il ceo. A oggi il gruppo conta circa 60 farmacie con un fatturato complessivo di 98,5 milioni di euro. L’obiettivo è quello di superare le 100 farmacie con una proiezione di ricavi per circa 200 milioni e oltre 35 milioni di ebitda al 2023. Numeri “che ci consentiranno di essere competitivi sul mercato”, aggiunge Riva, il quale non esclude, nel prossimo futuro, la quotazione in Borsa.
Risorse per 135 milioni
Per raggiungere gli obiettivi prefissati, NeoApotek e Apoteca Natura hanno lanciato nel marzo scorso un aumento di capitale inizialmente di 50 milioni poi esteso a 100 milioni di euro, sottoscritto interamente da famiglie imprenditoriali e soggetti finanziari, per un patrimonio netto che si aggira sui 135 milioni di euro in due anni compresi gli investimenti.
“Il risultato dell’aumento di capitale indica l’ampia fiducia nell’iniziativa e le potenzialità dell’operazione”, sottolinea Riva, per il quale “ci sono tantissime opportunità: il mercato non è frammentato, è polverizzato, con una concentrazione al 3% e l’assenza di catene di proprietà. Oggi il trend va verso il 20-25% delle farmacie sotto marchi o catene”, evidenzia il ceo, che ricorda come tutto questo sia possibile per via della liberalizzazione del mercato con la legge 124 del 2017 che ha rivisitato le disposizioni relative all’assetto di controllo delle farmacie. In particolare, la legge ha previsto fra le altre cose la possibilità dell’ingresso di società di capitale nella titolarità dell’esercizio della farmacia privata e la rimozione del limite delle quattro licenze in capo a una identica società pur mantenendo un limite del 20% di controllo delle farmacie nella stessa regione.
Hub di servizi
L’aggregazione sarà il primo step e, continua il ceo, “partendo dal Nord Italia puntiamo ad ampliare su tutto il territorio nazionale”. Il secondo passo “sarà quello di estendere il business ai servizi sanitari, facendo delle nostre farmacie non solo rivenditori o dispensatori di farmaci ma hub di servizi sanitari, dalla diagnostica alla cura, che siano presenti sul territorio”. Proprio nei piccoli centri, quelli con 3 o 4mila abitanti, “mancano oggi strutture specializzate che offrono servizi legati al mondo della salute cronica medio-lieve, noi puntiamo a realizzarli attraverso investimenti in strutture specializzate o partnership con strutture esistenti”.
Per Riva questo è un megatrend in atto “che porterà alla progressiva deospedalizzazione dei casi medio-lievi per lasciare posto a quelli più gravi”. L’aspetto sociale per Riva è “fondamentale” e per questo “abbiamo deciso di diventare una società benefit certificata impegnandoci a standard più elevati di scopo, responsabilità e trasparenza e mettendo anche un team dedicato a monitorare l’impatto sociale della nostra società”.