Ormai si contano le ore. Le squadre del Fantasanremo sono pronte, le leghe pure e le serate a casa di amici e parenti sono prenotate. Da martedì 7 a sabato 11 febbraio esisteranno solo Amadeus, per il quarto anno consecutivo direttore artistico del settantatreesimo Festival di Sanremo e i meme su di lui che circoleranno in rete. Oltre alle canzoni in gara, ovviamente. Ma in soldoni, quanti soldi girano intorno alla kermesse italiana?
Prima dell’inizio del Festival è difficile calcolare con precisione quali possano essere i costi per organizzare un mega-evento di questo genere e quali siano le spese e i guadagni effettivi della Rai, ma sulla base delle indiscrezioni uscite in questi giorni e sui numeri degli anni passati proviamo a fare il punto.
Quanto guadagnano i conduttori?
Per quanto riguarda Amadeus, che anche quest’anno ricoprirà il duplice ruolo di conduttore e direttore artistico, si parla di un cachet da 70mila euro a serata, per un totale di 350mila euro. Nell’edizione 2023 del Festival di Sanremo, poi, ad affiancare Amadeus ci sarà Gianni Morandi che, stando a quanto si vocifera, riceverà invece 60mila euro a serata ovvero 300mila euro in totale.
Come lo scorso anno, dovrebbe essere invariato il compenso per ciascuna delle quattro co-conduttrici: per la giornalista e conduttrice televisiva Francesca Fagnani (presente nella seconda serata), la pallavolista Paola Egonu (nella terza serata) e l’attrice Chiara Francini (nella quarta serata), è previsto un gettone da 25mila euro. Stessa cosa anche per l’influencer Chiara Ferragni che però essendo presente nella prima e quinta serata dovrebbe incassare 50mila euro (incasso che come pre annunciato da lei stessa sarà interamente devoluto in beneficenza).
E i cantanti?
Nessun premio in denaro per il vincitore, ma tutti e i 28 cantanti in gara riceveranno il solito indennizzo a titolo di rimborso da 48mila euro. Oltre poi al ritorno economico, non indifferente, che otterranno grazie alla visibilità e di conseguenza, alle vendite discografiche in crescita, alla popolarità sui social e alle ospitate in tv.
Alcuni degli ospiti più pagati
Un tempo “Mamma Rai” non badava a spese pur di accogliere sul palco dell’Ariston ospiti famosi, provenienti anche da oltreoceano. Negli ultimi anni poi il budget si è notevolmente ridimensionato, a causa anche delle forti polemiche ricevute.
Ricordiamo comunque i 750mila euro spesi nel 2012 per ospitare Adriano Celentano o i 500mila per Hugh Grant nel 2005. Ma anche i 350mila euro pagati a Jennifer Lopez nel 2010 e i 450mila e i 300mila spesi in un’edizione sola, quella del 2006, per rispettivamente John Travolta e Nicole Kidman.
Biglietti dorati
Elevati costi prevedono anche elevati biglietti per assistere. I prezzi dei biglietti del teatro Ariston, infatti, non equivalgono a una serata qualunque a teatro. Nelle prime quattro serate si va dai 100 euro della galleria ai 180 della platea. Per la finale si spendono 320 euro in galleria e 660 in platea.
E’ però possibile fare un’abbonamento per tutte e cinque le serate, al prezzo di 672 euro in galleria e 1.290 in platea. Per fare due conti, necessario considerare che i posti disponibili in totale nel teatro sono 1.900.
Nessuno vuole mancare al Festival
I numeri record dello scorso anno hanno portato per la prima volta al teatro Ariston anche le società finanziarie. Tra gli sponsor dell’edizione 2023 della kermesse ci sono, infatti, anche Generali e Banca Ifis.
La challenger bank italiana, specializzata in prodotti e servizi finanziari per le piccole e medie imprese, sarà in particolare title sponsor di Casa Sanremo 2023, la casa ufficiale del festival della canzone italiana, (ideata e realizzata dal Consorzio Gruppo Eventi) che sarà allestita nel cuore della cittadina ligure dal 5 all’11 febbraio 2023.
Generali Assicurazioni, invece, ha scelto per la prima volta di essere tra gli sponsor della manifestazione canora, oltre a Plenitude ( Eni), Costa Crociere, Suzuki, Dyson e VeraLab, ma anche Poltronesofà, in qualità di partner, Sephora come make-up partner, Samsung come mobile partner, e Durex.
‘Mamma Rai’ non spende più
Se appunto negli anni passati il palinsesto non aveva guardato a spese negli ultimi anni le cifre si aggirano sulla modesta cifra di 17 milioni di euro, con giusto qualche variante di migliaia di euro. Dal 2019 al 2020 la Rai è passata a spendere dai 17 ai 18 milioni di euro e poi dai 17,4 ai 17,3 milioni dal 2021 al 2022. Anche per quest’anno ci si attende una cifra simile.
La raccolta pubblicitaria ci fa belli
L’hype e l’attenzione nei confronti del Festival della canzone italiana è decisamente aumentano negli ultimi anni. Dopo essere stato per molto tempo bistrattato e rilegato a un pubblico più anziano – complici anche i cantanti in gara non di certo in linea con i trend del momento -, è diventato un appuntamento annuale a cui non si può non partecipare, soprattutto dal divano di casa e nonostante la lunghezza sempre maggiore delle puntate fino a tarda notte.
Di conseguenza i ricavi sono aumentati sempre di più, soprattutto quelli pubblicitari (la principale fonte del palinsesto) e le aspettative per quest’anno non sono mai state così alte. Si è passati, infatti, da 31,3 milioni di euro nel 2019 a 37 milioni nel 2020. Nel 2021 il salto è stato solo di un milione in più rispetto all’anno prima, toccando così la quota dei 38 milioni di euro, ma nel 2022 di nuovo la svolto con 42 milioni di euro di ricavi. E per il 2023? Dalle indiscrezioni, si prevedono 50 milioni euro di ricavi.
L’impatto sul territorio
Il Festival di Sanremo non beneficia però solo il palinsesto Rai, ma anche le imprese coinvolte e il territorio ligure stesso. Si stima, infatti, un ricavo complessivo di 60 milioni di euro, come emerge da “Economia dello spettacolo e dell’intrattenimento” di Banca Ifis.
Ideato da Angelo Nicola Amato e Angelo Nizza nel 1951, il Festival della canzone italiana che si tiene a Sanremo da oltre 70 anni si è trasformato in una vera e propria macchina organizzativa in grado di coinvolgere sinergicamente amministrazioni pubbliche e operatori privati generando valore economico e sociale. Oltre alla raccolta pubblicitaria, infatti, altri 18,4 milioni di euro saranno i ricavi legati all’impatto delle attività della kermesse sul territorio.
Il Festival, infatti, porta nella cittadina ligure e nelle aree limitrofe 41mila persone ogni anno tra ospiti, organizzatori, staff e turisti. In termini pratici, l’impatto di queste presenze ricade principalmente su alloggi (8,8 milioni di euro), ristorazione (2 milioni di euro), shopping (2 milioni di euro incluse spese al Casinò e ticketing dell’evento) e trasporti (0,6 milioni di euro). Oltre a queste somme, di particolare rilevanza è la cifra erogata da Rai al comune organizzatore che si attesta sui 5 milioni di euro.
Il settore musicale torna ai livelli pre-Covid
I numeri positivi del Festival di Sanremo sono solo la punta dell’iceberg di una economia italiana dello spettacolo e dell’intrattenimento che è tornata ad essere in salute dopo le sofferenze del biennio pandemico. Nel 2022, il settore ha prodotto complessivamente 54,1 miliardi di euro di ricavi, in crescita del 2% rispetto ai valori registrati nel 2019 (ovvero l’ultimo anno pre-Covid).
Nel 2020, proprio la pandemia aveva molto frenato un settore che ha scontato la sospensione delle attività live in teatri, sale da concerto e altri luoghi di aggregazione. La ripresa del biennio 2021-22 ha invece riportato il peso che il settore musicale ha rispetto al Pil nazionale all’1,5%, un valore in linea col passato.
Entrando nel dettaglio, il settore risulta composto da due differenti comparti. Da un lato ci sono le attività core, ovvero quelle che contribuiscono alla realizzazione di spettacoli e intrattenimento come editoria (libri, giornali, periodici, ecc), prodotti per l’intrattenimento (giochi, videogiochi, ecc), ideazione e produzione di spettacoli (fotografia, danza, ecc) e artisti (cachet, diritti d’autore, ecc). Nel 2022, queste hanno registrato ricavi per 26,8 miliardi di euro, in crescita del +7% rispetto al 2019.
Dall’altro lato ci sono invece le attività funzionali, cioè abilitanti alla realizzazione di materiale e alla distribuzione dei prodotti del comparto core come diffusione di contenuti (cinema, teatri, ecc), riparazione e restauro (strumenti musicali, ecc), supporto alle rappresentazioni (noleggio apparecchiature, ecc), media (televisioni, ecc). Queste ultime, invece, hanno registrato nel 2022 per 27,3 miliardi di euro di ricavi, facendo segnare ancora un leggero decremento del -2% rispetto ai livelli del 2019.
Guardando al futuro, Banca Ifis stima che il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento nel 2023 crescerà del 3% con i ricavi previsti a 55,8 miliardi di euro, grazie allo slancio nella produzione e distribuzione di contenuti, soprattutto per televisione e cinema.