Il grido d’aiuto della Silicon Valley bank come un gancio destro al volto per le borse europee. Poi ecco il montante, nel pomeriggio, con il macrodato dei Non Farm Payrolls negli Usa superiore alle attese, nonostante il tasso di disoccupazione sia salito inaspettatamente al 3,6%.

Così le borse vanno ko, Piazza Affari la più tramortita con un ribasso pari a -1,5% per 27.282 punti. Francoforte segna -1,31%, a 15.428 punti mentre Parigi perde il –1,3% a 7.221 punti. Peggio di Milano fanno Londra e Zurigo, per entrambe vendite vicino all’1,7% e con il listino svizzero appesantito dalle perdite di Hsbc (-3,6%). Vivace lo spread, che in mattinata, in preapertura nel vecchio continente si è portato nuovamente sopra i 190 punti base. Per poi riposizionarsi sopra area 180. Scendono i rendimenti del decennale italiano e tedesco, rispettivamente 4,3% per il Btp e il 2,5% per il Bund. 


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Ma al tappeto ci finisce pure Bitcoin, al termine della peggior settimana dallo scorso mese di novembre. Decisivo il fallimento di un’altra banca americana, la Silvergate Bank (ve lo avevamo già anticipato qui). La criptovaluta rompe al ribasso i 20.000 dollari per la prima volta da metà gennaio, considerata soglia psicologica e forse il più importante supporto di riferimento esistente. La holding della banca ha dichiarato liquidazione ordinata su base volontaria e al Nasdaq il titolo aggiorna i minimi storici, con Wall Street che al giro di boa segna -0,9% per quanto riguarda l’indice tecnologico e -0,7% l’S&P500. 

Silicon Valley Bank affossa il settore bancario

A fare da zavorra sull’indice milanese inevitabilmente il comparto bancario, -5% in Europa (Deutsche Bank -7,3%) sui timori di un effetto domino o quantomeno di un contagio dopo quanto accaduto a Silicon Valley Bank. L’istituto di credito californiano, utilizzato soprattutto dalle società di tecnologia della Silicon Valley, ha dichiarato di avere perso 2 miliardi di dollari a causa di minusvalenze legate alla vendita di titoli obbligazionari, necessaria in seguito a un calo dei depositi superiori del previsto.

Secondo Neil Wilson, Chief market analyst di Markets.com, potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso per le banche, dopo i timori relativi ai tassi d’interesse sempre più alti (e alzati con grande impeto) e alla fragilità dell’economia statunitense, che pure si mantiene sopra le attese guardando i Nfp, l’ago della bilancia per quanto riguarda l’occupazione, creando 311.000 nuovi posti di lavoro a febbraio, più di 100.000 unità rispetto al consensus seppur al ribasso rispetto ai 504.000 posti di gennaio (grafico sotto).

Finecobank maglia nera, Leonardo in controtendenza

Le difficoltà della banca californiana, che già alla vigilia ha registrato un -60% sul Nasdaq, sono legate al fatto che l’aumento di capitale sia fallito a seguito del ritiro dei depositi da parte dei risparmiatori, e che ora vi sia un urgente bisogno di liquidità. Il drastico sell-off dei titoli bancari statunitensi si è abbattuto anche sull’Europa e inevitabilmente anche sull’Italia. Finecobank -4,5%, Bper Banca -4,4%, Intesa Sanpaolo -2,9%, Unicredit -3,8%, Mps fuori dal Ftse Mib -3,6%.

Correggono anche gli altri settori, con Stm a -2,7%, Stellantis -2,6%, Cnh Industrial -3,9% e Prysmian -3,3%. In controtendenza Leonardo, +3% grazie ai conti e soprattutto la guidance e agli ordini migliori delle attese. Allineata Buzzi Unicem, +2,4% dopo il tonfo della vigilia, respingendo le accuse contro la propria reputazione dopo la decisione della National Agency for the Prevention of Corruption (Napc) di mettere nella ‘blacklist’ la società per la sua attività in Russia. Recuperano le utility dopo diverse sedute difficili, Italgas in primis, +1,7%.

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