L’evoluzione tecnologica incentivava dalla pandemia e la necessità di digitalizzarsi sono alcuni dei motivi che hanno dato un’accelerazione alle operazioni di m&a nel settore tech e software nel 2021 che hanno fatto girare miliardi di euro in Italia. Secondi i dati Mergermarket elaborati da Dealflower, solo nel settore software i deal annunciati nel nostro Paese nell’anno appena concluso sono stati 58, mentre quelle completati 47, per un valore totale di 1,8 miliardi di euro. La cifra, però, potrebbe essere molto più alta, considerando che solo il 20,7% delle operazioni sono state rese pubbliche.
Una crescita è stata registrata nel complesso in tutto il settore tech, secondo Klecha & Co. nel report Tech Outlook 2022, legata al cambiamento di usi e consumi degli ultimi anni e al grande interesse da parte degli investitori. L’aumento è stato registrato nel numero di operazioni di m&a, nelle performance dei mercati finanziari e negli investimenti che, in particolare, hanno raggiunto quota 100 miliardi di euro in Europa e circa 1 miliardo in Italia.
A livello globale, nel 2021 le fusioni e acquisizioni hanno superato i 4 trilioni di dollari di valore aggregato nel mondo, di cui circa 1 trilione solo nel settore tecnologico.
Buyer e deal in Italia
A essere interessati al mercato software sono per lo più buyer italiani che hanno chiuso l’anno appena concluso con 32 deal, ma quelli stranieri non si distanziano molto (26 operazioni).
Il deal più costoso, tra quelli conosciuti, è quello di Enel e Intesa Sanpaolo che a dicembre 2021 hanno annunciato l’acquisizione di Mooney, l’ex Sisal Pay, società di pagamenti nata da uno scorporo del gruppo attivo nelle scommesse, per 1,2 miliardi di euro. Seguono quella di Tas, il gruppo fintech milanese, specializzato in soluzioni software per la monetica, i pagamenti elettronici e i mercati finanziari, quotato a Piazza Affari, che è stato acquistato da Gilde Private Equity per 184,9 milioni di euro e quella di Rcs Lab, fornitore in Italia di strumenti per le intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, comprata da Cy4gate per 105 milioni. A spendere meno, invece, è stato Maps che ha acquisito Iasi, azienda che propone soluzioni informatiche e servizi di consulenza per le organizzazioni sanitarie e ospedaliere, per 5,28 milioni di euro. E quest’anno un altro grande deal potrebbe realizzarsi, ossia la cessione dei sistemi di pagamento di Bper a Nexi.
Gli advisor legali e finanziari
Tra gli advisor legal intervenuti nei deal del settore software, Advant Nctm, Legance e Pwc Tls sono stati quelli che hanno chiuso il 2021 con più operazioni (cinque). Seguono a pari merito, Chiomenti, Orrick e lo studio legale Pedersoli con quattro deal. In molti hanno segnato tre operazioni, anche se la maggior parte solo uno.
Differente la fotografia, invece, per gli advisor finanziari. Deloitte segna più operazioni di tutti (sei), mentre seguono a pari merito Kpmg, Lincoln International e Pwc con tre.
Il giro di operazioni nel tech
A livello mondiale il numero di deal registrati è aumentato nel 2021 del 64% rispetto al 2020 con circa 7.560 operazioni a oggi rilevate contro i 4.600 del 2020. A livello europeo, si stimano circa 3.250 transazioni nel 2021, in crescita del 56% rispetto alle 2.086 del 2020. Negli ultimi tre anni, poi, il mercato europeo è stato uno dei più remunerativi: per numero di transazioni tech è mediamente valso circa il 45% di quello mondiale, sottolinea il report.
In Italia, invece, sono state registrate almeno 160 transazioni nel 2021, rispetto alle 103 del 2020 (+36%) e alle 99 del 2019, e negli ultimi tre anni il mercato italiano per numero di transazioni tech è mediamente valso circa il 2% di quello mondiale, sempre secondo il report di Klecha & Co. (di cui abbiamo parlato anche in questa intervista con Stephane Klecha e Giancarlo Beraudo).
Chi punta sulle tecnologie e perché
A essere interessati agli asset tecnologici sono tutte le categorie di investitori, ma in particolare private equity (direttamente e attraverso add-on delle loro portfolio companies) e corporate.
Nel primo caso, in Italia il numero di operazioni tech sul numero totale di transazioni di m&a realizzate da società di private equity è più che raddoppiato dal 2019 al 2021 passando da 11 a 31, con un’incidenza sul totale dei deal passato dal 7% al 15%. I volumi, invece, hanno registrato una crescita più contenuta: si è passato in totale da circa 16 miliardi di euro nel 2019 a oltre 28 miliardi attesi nel 2021 per tutte le operazioni di m&a (+75%), di cui solo il tech ha generato circa 1 miliardo di euro nel 2019 e 2,7 miliardi nel 2021 (contro i 3,1 miliardi del 2020).
Le aziende stanno rapidamente incrementando la loro attività di investimento in ambito tecnologico secondo due macro tendenze: società attive nel settore tecnologico che puntano a incrementare la loro presenza geografica e/o ampliare il portafoglio di soluzioni per il mercato e società tradizionali industriali e di servizi (non tech) che mirano ad accelerare la trasformazione digitale nell’ambito dei loro piani di sviluppo strategico. Sempre più spesso questa trasformazione, sottolinea il report, passa attraverso l’acquisizione di società tech in grado di valorizzare e utilizzare in modo efficiente i dati già disponibili in azienda o reperibili dalla stessa, e/o a incrementare l’offerta di servizi a valore aggiunto per i clienti finali.
Secondo il Polimi, in Italia nel 2022 lo stimolo all’innovazione arriverà, per una impresa tradizionale su due, da startup secondo un approccio di open innovation. Le nuove realtà stanno, infatti, vivendo una fase di forte crescita anche nel nostro Paese con investimenti raddoppiati a 1,46 miliardi di euro (+118% rispetto ai 669 milioni del 2020, +836% rispetto ai 173 milioni di soli quattro anni fa), trainati dagli investimenti dei fondi di venture che crescono del 96% arrivando a 576 milioni. Determinante per la raccolta delle startup italiane è stata nel 2021 l’apporto degli investitori stranieri passati dai 130 milioni di euro del 2020 agli oltre 435 milioni di quest’anno.