Una recessione poco profonda nel 2023, quando il Pil calerà del -0,1%. Poi un modesto recupero: +1,4% nel 2024 e +1,2% nel 2025. Ecco l‘outlook per l’economia italiana di S&P Global Ratings, che in questo modo conferma le stime di novembre. Sintomi simili, ma cause diverse. Per un rallentamento sincronizzato delle maggiori economie globali. Così gli esperti di S&P fotografano la crescita mondiale nel 2022 e nell’anno appena iniziato.
Con un rischio di recessione, per quanto riguarda l’Europa, stimato al 70%, a fronte di una produzione industriale che si manterrà “solida”, questa la parola utilizzata da S&P, che vede una crescita zero per l’Eurozona nel 2023, seguita da un +1,4% nel 2024 e +1,5% nel 2025.
Osservando invece gli altri paesi, recessione anche per la Germania: -0,5% nel 2023, poi +1% nel 2024 e +1,3% nel 2025. Si salva la Francia: +0,2%, +1,6% e +1,5%. Più pesante il passo indietro del Regno Unito, come d’altra parte aveva già previsto in tempi non sospetti il governatore della Bank of England Andrew Bailey: la previsione è di -1% nel 2023, +1,3% e +1,5%. Stesso calo di Pil dell’Italia per quanto riguarda gli Usa: -0,1% nel 2023, poi +1,4% nel 2024 e +1,8% nel 2025. Ben più sostenuto il ritmo della Cina: +4,8%, +4,7% e +4,6%.
Previsioni inflazione: Italia +6,1% nel 2023. Eurozona +5,7%
Per quanto riguarda l’inflazione, il picco in Eurozona dovrebbe essere raggiunto prima del mese di marzo. Lo ha spiegato Sylvain Broyer, capo economista Emea di S&P Global Ratings, durante la presentazione dell’Economic Outlook per il 2023. In termini di prezzi alla produzione il punto più alto sarebbe già alle spalle. Mentre l’indice dei prezzi al consumo non dovrebbe essere troppo distante. Per l’Italia S&P si aspetta un’inflazione al +6,1% nel 2023, con una discesa al +2,3% nel 2024 e al +2% nel 2025.
Per l’Eurozona la previsione è +5,7% nel 2023, +2,5% nel 2024 e +1,9% nel 2025. Per la Germania 7,3%, 3% e 1,8%, per la Francia 4,4%, 2,4% e 2,3%, per il Regno Unito 5,1%, 2,3% e 1,5%, per gli Usa 4,3%, 2,7% e 2,3% e per la Cina 2,6%, 2,4% e 2,2%.
Bce tra recessione e taglio dei tassi ma occhio alla riduzione di bilancio
Guardando alla Banca centrale europea, impegnata in una politica che punta a sgonfiare l’inflazione a qualunque costo, Broyer ha spiegato che: “Il picco del tasso sui depositi Bce al 3% verrà probabilmente raggiunto tra marzo e maggio 2023. Il taglio dei tassi della Bce, necessario in caso di recessione più pesante delle attese, non arriverà prima del secondo semestre del 2024. E non crediamo scenderà sotto il 2% nel 2025. Nel medio termine i tassi non riteniamo torneranno a livelli estremamente bassi che avevamo prima della pandemia”.
Il lavoro dell’Eurotower non è finito, ha sottolineato l’agenzia di rating. Sui tassi d’interesse, dove c’è un generale convincimento che potrebbero salire meno delle aspettative dopo il dato sull’inflazione Ue nel mese di dicembre, +9,2%, dal +10,1% di novembre e ottobre, ma anche (e soprattutto) sul bilancio, che l’istituto potrebbe ridurre di quasi 3mila miliardi nel giro di tre anni, senza vendita attiva di asset. Conclude Broyer: “Non crediamo che la Bce passerà a vendere bond come ha fatto la BoE. Al contrario continuerà invece con un quantitative tightening passivo per i prossimi tre anni”.
Corporate, l’outlook è stabile
Guardando al lato corporate, non sono attese variazioni significative a livello di rating per l’anno appena iniziato. Renato Panichi, senior director e country coordinator italian corporate ratings di S&P Global Ratings, ha sottolineato che “in un contesto di maggiori tassi di interesse le società più deboli potrebbero essere penalizzate”. Ciò nonostante, la maggior parte delle società italiane ha outlook stabile (84%).
Gli outlook negativi sono saliti al 12% (nel 2021 era pari al 2%), sebbene siano ben lontani dal picco del 40% toccato durante la pandemia. Quelli positivi sono calati al 3%, dal 21% di fine 2021. Nel complesso la situazione e di “rischio moderato”, ha ribadito Panichi, indicando nel real estate il settore più sotto pressione, poiché particolarmente influenzato dai tassi d’interesse”.
Recessione e rialzo dei tassi, più benefici alle banche italiane
Discorso simile vale per le banche italiane. Il comparto attraversa una situazione di forza probabilmente mai vista nella sua storia ed è così che entra nel 2023. Mirko Sanna, director-financial services di S&P Global Rating, ha dichiarato: “Ci sono situazioni diverse da banca a banca ma non ci sono più le criticità profonde e individuali rispetto a 6-7 anni fa”. Dunque, outlook stabile anche in questo caso, nonostante una normalizzazione dei tassi di default dopo i minimi del 2021.
Aspettando le ultime trimestrali, S&P vede un 2022 solido in termini di redditività per le banche europee “a meno che nel IV trimestre non decidano di mettere fieno in cascina, accelerando gli accantonamenti preventivi”. Per l’anno appena iniziato l’agenzia si aspetta “una redditività stabile soprattutto per banche italiane, che saranno quelle che beneficeranno di più dell’aumento dei tassi di interesse”. E anche se la recessione dovesse essere più grave del previsto, eventualità che S&P Global Ratings non esclude a priori, l’approccio rimane costruttivo sulla capacità del settore di generare redditività nel 2023. Sanna ha concluso spiegando che “non sono previsti impatti sulla patrimonializzazione delle banche, anche se non esclude che la Bce possa tornare a imporre misure correttive come la limitazione dei dividendi”.
Proprio la maggiore solidità della banca, e i minori rischi di frammentazione dell’Eurozona, contribuiranno a mantenere lo spread sotto controllo, attorno ai 200 punti base. Il rendimento dei Btp decennali dovrebbe raggiungere il 5,2% entro fine 2024, ma con il Bund tedesco che andrà ad attestarsi al 3,2%.
“Crisi del gas, il peggio è passato ma ancora due inverni difficili”
Tornando alle cause diversificate per il rallentamento sincronizzato globale, l’Italia ha subito soprattutto le conseguenze della crisi energetica aggravata dall’invasione russa in Ucraina. In questo senso, secondo Emmanuel Dubois-Pellerin, sector lead utilities di S&P Global Ratings: “Potremo avere ancora due inverni difficili, ma il rischio di taglio fisico di forniture a famiglie e imprese è remoto, sia nel 2023 che nel 2024”. Tradotto: il peggio potrebbe essere alle spalle. Inoltre i consumi di gas ed elettricità hanno registrato un netto calo a fine 2022.
L’analista Emmanuel Dubois-Pellerin, sector lead utilities di S&P Global Ratings, indica un -8% rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre a novembre la contrazione è addirittura del 21%, dopo una domanda di elettricità rimasta stabile sui livelli del 2019 fino ad agosto, e in calo da settembre. Questa è una delle motivazioni che hanno consentito di mantenere le scorte a livelli elevati”. Nel 2027 l’Eurozona sara’ indipendente dal gas russo e che l’import residuo e’ meno a rischio dato che anche Mosca ha bisogno che sia mantenuto.