Ci sono ma non (sempre) si vedono. Sono i soffitti di cristallo: quell’insieme di barriere culturali, sociali e psicologiche che impediscono la parità di diritti tra uomini e donne e ostacolano la possibilità di queste ultime di fare carriera, soprattutto in settori come la tecnologia e la scienza. Due ambiti in cui le donne continuano a essere sottorappresentate e ad avere più difficoltà che altrove a raggiungere ruoli di vertice.

Le ragioni? Un complesso mix di pregiudizi, resistenza al cambiamento e incapacità del sistema di valorizzare le peculiarità di cui sono portatrici le professioniste in ambito tech. Ne sono convinte Francesca Fiore e Fabiola Pellegrini, due donne che sono riuscite ad affermarsi in ambiti ancora a maggioranza maschile: la finanza applicata alle startup tecnologiche e il venture capital.

Fabiola Pellegrini è partner co-fondatrice di Klecha & Co., investment bank paneuropea indipendente specializzata nel tech. Mentre Francesca Fiore, dopo una carriera in McKinsey & Co. e 18 anni in Vodafone, è oggi membro del comitato investimenti di Invitalia Ventures e socia del Club degli Investitori, dove si occupa di investimenti in ambito digitale.

 

Fabiola Pellegrini, partner co-fondatrice di Klecha & Co.

L’importanza dell’iniziativa Inspiring Fifty per il mondo tech

Ad accomunare le due professioniste oltre ad importanti carriere professionali è anche il fatto di essere state entrambe nominate tra le Inspiring Fifty italiane: le cinquanta donne più influenti del settore tecnologico. Un riconoscimento a cui è possibile candidarsi o candidare qualcuna entro il 15 maggio 2024.

L’iniziativa, giunta nel nostro paese alla terza edizione, nasce nel 2013 in Belgio per volontà di due imprenditrici dell’industria digitale – Janneke Niessen e Joelle Frijters – con l’obiettivo di favorire la diversity in un settore in cui le donne erano e sono poco visibili e in cui mancano role model a cui le giovani possano ispirarsi.

“Iniziative come questa sono importanti per creare consapevolezza nell’ecosistema” sottolinea Francesca Fiore che dell’edizione 2024 è anche ambassador. Se guardiamo, infatti, all’ecosistema in cui Fiore e Pellegrini operano, quello cioè delle startup tecnologiche e della raccolta di capitali, il quadro che emerge è impietoso.

Su dieci big tech, un solo caso di Ceo donna

Secondo l’ultimo Insight report di Klecha dedicato alle donne nel tech, nel 2023, a livello globale, solo una ceo di big tech su 10 e una startupper su 4 è donna. E i dati peggiorano se si restringe il campo alla sola Europa dove le donne alla guida di un’impresa innovativa sono solo il 14,8%. Una quota che scende ulteriormente nel nostro Paese dove le start up a prevalenza femminile sono il 13,7%.

Si tratta, secondo Pellegrini, di persone “di grande valore che possono essere una fonte di ispirazione”, perché numeri così bassi “ci dicono che manca ancora un sistema che le sostenga, anche nel delineare il possibile percorso da intraprendere fin dalla fase di scelta degli studi”.

La mancanza di un ecosistema capace di valorizzare e sostenere l’imprenditoria femminile si riflette anche nella raccolta di capitali. “Nonostante il 2023 sia stato un anno record per capitali raccolti in Europa (pari al 22,8% dei finanziamenti complessivi) dalle startup femminili, le imprese guidate da donne – aggiunge Pellegrini – faticano di più a ottenere finanziamenti. Da un lato, questo accade semplicemente perché le imprenditrici e manager donne nel tech sono ancora in netta minoranza. D’altra parte, c’è purtroppo ancora un tema culturale. In un mondo a prevalenza maschile, le donne, e i loro progetti, vengono valutate attraverso criteri che difficilmente ne colgono il potenziale, dimenticando che a usare la tecnologia non saranno esclusivamente uomini”. 

Stesse posizioni ma alle donne si chiede più di quanto richiesto agli uomini

Non dare sufficiente spazio alla diversity è secondo Francesca Fiore “un’opportunità persa perché così non si valorizzano qualità femminili fondamentali come per esempio il lateral thinking e si finisce per far gravare su noi donne i soliti pregiudizi”.

Secondo le due professioniste ancora oggi si chiede, infatti, alle donne molto più di quanto richiesto agli uomini per raggiungere le medesime posizioni. Lo ha sperimentato Fiore durante le valutazioni annuali dei manager: “Delle donne – afferma – si valutavano i risultati concreti. Degli uomini invece si parlava anche di potenziale”.

Brave sul lavoro e ineccepibili nella gestione della famiglia. “È così che in passato è stato raccontato il ruolo delle donne”, afferma Pellegrini “e le prime a metterci asticelle sempre più alte, spesso siamo proprio noi stesse – continua – ma dobbiamo scardinare questo falso mito e fare pace con l’idea che se lavoriamo e abbiamo dei figli, non potremo fare tutto da sole.  Una buona squadra, sul lavoro e in famiglia, è indispensabile e questo vale non solo per le donne, ma anche per gli uomini”.

“Non esiste ricetta ma valorizzare il talento femminile”

Come reagire a tutto questo? Secondo Fiore la chiave è “non avere sensi di colpa, anche se cercheranno di farteli venire, e essere madre a proprio modo perché la nascita di un figlio non ci trasforma in un’altra persona ma nella stessa di prima solo con qualcosa in più”.

Valorizzare il talento femminile, dargli spazio e considerazione anche e soprattutto negli aspetti che differiscono dall’approccio maschile dovrebbe essere la regola in un settore come quello tecnologico che più degli altri ha bisogno per essere davvero innovativo dell’apporto di quante più menti possibili e quindi di diversity. “Le cose cambieranno – sostiene Pellegrini – solo se sempre più donne saranno alla guida delle aziende perché è solo così che può cambiare l’approccio e quindi la cultura”.

Come dovrebbero fare però le donne per esprimere la loro leadership? Secondo Fiore “non esiste una ricetta. L’unica cosa è non scimmiottare la leadership maschile e puntare per esempio su doti innate come l’abilità nella comunicazione, la capacità di ascolto e di inclusione”.

Costruire un nuovo modello di leadership ha però bisogno anche di esempi da cui trarre ispirazione. “Ecco perché – ricorda Pellegrini – celebrare le donne capaci con il loro lavoro di incidere sull’ecosistema dell’innovazione come fa Inspiring Fifty è cruciale per alimentare un percorso virtuoso dove i successi di una alimentano i successi futuri di altre”.

Francesca Fiore, socia del Club degli Investitori

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