La crescita globalizzata e diffusa registrata con l’attenuarsi della pandemia da Covid-19 potrebbe fare da cuscinetto sui mercati all’incertezza scatenata dalla guerra in Ucraina e prevenire una recessione nel breve periodo. Di certo l’invasione della Russia nel Paese “provocherà un reset importante dal punto di vista geopolitico e di conseguenza per gli investimenti, che vanno ripensati guardando ai grandi trend come la de-globalizzazione”, spiega in questa intervista Stefania Paolo (nella foto), country head Italia di Bny Mellon Investment Management, uno dei più grandi gruppi di gestione degli investimenti con oltre 2.400 miliardi di dollari di asset under management.

Quali sono le vostre aspettative in questa fase della guerra e considerando l’andamento dei mercati? 

Lo scenario di base di BNY Mellon IM, da un punto di vista strettamente economico e al di là delle questioni geopolitiche e delle considerazioni umanitarie, è positivo in quanto Usa e Asia hanno registrato una crescita del 4% e anche superiore. Partendo da un livello così alto, nonostante la situazione in Ucraina crei un rallentamento, è difficile che si arrivi a recessione nel breve periodo. L’analogia che vediamo è con gli anni ’90, quando i tassi erano bassi, l’Iraq invase il Kuwait e gli Stati Uniti risposero dando il via alla Guerra del Golfo. Il mercato diede una risposta sostenuta segnando la fine della recessione.

Che prospettive sull’inflazione e sul rialzo dei tassi?

Sul finire dell’anno, a seconda di come evolverà la situazione, è possibile che la Banca centrale europea preveda un rialzo dei tassi, al momento posticipato. Ora però è difficile dirlo con certezza. Quel che è più probabile è un’inflazione, causata inizialmente da un recupero generalizzato e globalizzato dell’economia e sulla scia dei prezzi dell’energia, che rimarrà alta nel lungo termine a 3-5 anni. Tuttavia il forte rincaro dell’energia e delle materie prime c’è ma è temporaneo, non persisterà a lungo e ci sarà un nuovo equilibrio a seguito della redistribuzione dell’energia che sta già coinvolgendo la Cina e altri mercati asiatici.

Quali trend state osservando e come progettare la costruzione del portafoglio?

Uno dei grandi temi accelerati dalla pandemia prima e dalla guerra poi è la de-globalizzazione, cioè una regionalizzazione del mondo e un ritorno a dinamiche più locali e nazionali. Il punto è capire se si tratti di un trend permanente e l’eventuale impatto sul mercato nel breve periodo. In termini di investimenti questo è il momento di essere molto cauti perché i cambiamenti sono rapidi e ci sono e ci saranno ricadute sugli investitori. Sicuramente non è il momento per aggiungere rischio a portafoglio. Tuttavia, anche il tema dei beni rifugio va considerato con attenzione: la liquidità non è tra questi considerando la volatilità nel breve e l’inflazione. Una buona soluzione è guardare ai trend di lungo come ad esempio investire nell’azionario income, in aziende con pricing power ed esposizione a economie più domestiche, e pertanto in grado di mantenere dividendi anche molto alti.

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