Rivede al ribasso la guidance sui risultati del 2024. Riflette su misure più incisive necessarie a far fronte ai forti problemi di performance nel Nord America e al deterioramento nelle dinamiche globali del settore. Infine, crolla a Piazza Affari. Al giro di boa Stellantis segna -13,8%, mai così in basso negli ultimi due anni sotto quota 12,5 euro ad azione.

Un tracollo inevitabile, se si pensa agli indizi raccolti nelle ultime settimane. La crisi della conversione all’elettrico, la debolezza del mercato automobilistico, il rallentamento della Cina e contemporaneamente la concorrenza di Pechino, fattori che si manifestano anche e soprattutto nella frenata dell’import cinese nei settori auto e lusso. Infine la notizia che vedrebbe il gruppo Stellantis alla ricerca di un nuovo Ceo che prenda il posto di Carlos Tavares, la cui gestione finora sarebbe considerata estremamente deludente.

La pioggia di vendite innescata dal profit warning è causata ache dai timori, tra le altre cose, di un impatto delle nuove stime anche sulla remunerazione degli azionisti. La mossa non era totalmente inattesa visto che il consensus del mercato, come anticipato, era già più basso rispetto alle guidance aziendali secondo quanto commenta un broker italiano a Reuters, ma l’entità del taglio è decisamente superiore alle attese.

Stellantis, guidance rivista al ribasso: i dettagli

Stellantis vede un margine del risultato operativo adjusted tra il 5,5% ed il 7%, in calo rispetto al precedente “double digit”. La riduzione è correlata per circa due terzi alle azioni correttive in Nord America. A questo si aggiunge la previsione di vendite inferiori alle attese nel secondo semestre in diverse regioni. Il deterioramento nelle condizioni globali del settore si traduce in una previsione di mercato per il 2024 a un livello inferiore rispetto all’inizio dell’anno mentre le dinamiche competitive si sono intensificate per effetto sia della maggiore offerta sia dell’accresciuta concorrenza cinese.

Solo pochi giorni fa anche Volkswagen ha tagliato le stime sull’anno, citando una performance inferiore alle attese dell’auto e il deterioramento generale del quadro macro. A settembre sono arrivati tagli alla guidance anche da Mercedes e Bmw. La crisi ha riportato al centro dell’attenzione la possibilità di una fusione di Stellantis con Renault. 

Il free cash flow industriale è atteso in un range tra -5 e -10 miliardi rispetto al precedente “positivo”. Ciò riflette principalmente il minor risultato operativo adjusted atteso così come l’impatto del capitale circolante temporaneamente più alto nel secondo semestre del 2024, spiega Stellantis.

Precipitano stime utile netto e dividendo

Jp Morgan stima che le nuove stime comportino una riduzione dell’Ebit di oltre il 30% rispetto al consensus, mentre Banca Akros ritiene che “il Fcf industriale negativo previsto per il 2024 metta a rischio le prospettive di dividendo e di riacquisto di azioni”. Il consensus prevedeva un dividendo intorno a 1,30 euro per il 2024, ricorda il broker che si aspetta ora un dividendo di 0,47-0,63 euro per azione alla luce di un utile netto che è visto del 50-34% inferiore alle attuali stime del mercato.

Il gruppo, dice la nota, ha accelerato il piano di normalizzazione dei livelli di stock negli Stati Uniti con l’obiettivo di non più di 330.000 unità in giacenza presso la rete entro la fine del 2024 rispetto al precedente termine del primo trimestre 2025. Le azioni includono una riduzione delle consegne alla rete di più di 200.000 veicoli nel secondo semestre del 2024 (un incremento rispetto alla riduzione di 100.000 riflessa nella precedente guidance) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un aumento degli incentivi sui modelli del 2024 e degli anni precedenti e iniziative di incremento della produttività che contemplano aggiustamenti sia sui costi che sulla capacità produttiva.

Conclude la nota del gruppo: “Stellantis continuerà a far leva ed espandere i propri differenziatori competitivi ed è convinto che le azioni di recupero poste in essere si tradurranno in performance operative e finanziarie più robuste nel 2025 e oltre”.

Stellantis, sciopero in Italia il 18 ottobre

I sindacati italiani intanto hanno indetto uno sciopero di un giorno per il 18 ottobre per i lavoratori metalmeccanici di Stellantis e dei suoi fornitori locali. Per protestare contro il calo della produzione della casa automobilistica nel Paese. Secondo i dati Fim-Cisl, la maggior parte degli stabilimenti in Italia ha registrato un forte calo della produzione nella prima metà dell’anno, con una diminuzione complessiva del -25%. Il sindacato prevede che la produzione di quest’anno sarà pocopiù di mezzo milione di veicoli in Italia, contro i 751.000 del 2023 e a fronte del milione di veicoli chiesti dal governo.

Negli ultimi mesi le attività degli stabilimenti italiani di Stellantis sono state ripetutamente interrotte, soprattutto a causa della scarsa domanda del mercato, in particolare per i veicoli elettrici, e i lavoratori sono stati messi in cassa integrazione, in parte finanziata con fondi pubblici. Il gruppo è in trattativa da mesi con Palazzo Chigi per il piano di aumento della produzione nel Paese (un milione, come riportato sopra) entro la fine di questo decennio, ma finora non c’è stato alcun accordo.

Nel frattempo, Roma ha anche avviato colloqui con le case automobilistiche cinesi per attrarre nuovi produttori da affiancare a Stellantis, che resta l’unica grande casa automobilistica italiana.

“Promesse contrattuali non rispettate”. Sindacato Usa chiede sciopero

Intanto oltreoceano, dopo la notizia del taglio di 2.450 posti di lavoro entro l’anno a seguito della decisione di interrompere la produzione del modello Ram 1500 di vecchia generazione nello stabilimento di Warren, in Michigan, il sindacato United Auto Workers ha chiesto ai lavoratori di Stellantis di autorizzare uno sciopero, accusando la casa automobilistica italo-francese di non aver rispettato le promesse contrattuali, attraverso una lettera firmata dal presidente dell’Uaw Shawn inviata venerdì al quartier generale americano del gruppo. “Raccomandiamo all’unanimità agli iscritti che ogni lavoratore Uaw di Stellantis si prepari alla lotta e che tutti noi ci prepariamo a votare Sì per autorizzare lo sciopero di Stellantis” è uno dei passaggi condivisi anche in un post su Facebook.

Le rimostranze del sindacato sono incentrate sugli impegni assunti dalla Stellantis in materia di prodotti e investimenti durante le trattative contrattuali dello scorso autunno. “Abbiamo esaminato le gravi violazioni del nostro contratto e i modelli di comportamento illegale di Stellantis. Le prove sono chiare: l’amministratore delegato Carlos Tavares sta guidando l’azienda su una rotta di collisione che causerà ai nostri membri un danno enorme” continua la lettera.

Stellantis ha risposto ribadendo di aver rispettato gli impegni presi con l’Uaw nell’ambito di un accordo raggiunto nel 2023. Tuttavia, le attività nordamericane sono in difficoltà e hanno attirato le critiche dei consumatori e dei lavoratori, che sostengono che l’azienda non abbia fatto abbastanza per rinvigorire la domanda.

Perché i sindacati Usa spingono per lo sciopero

I principali punti critici per l’Uaw riguardano i ritardi nell’investimento multimiliardario previsto per un nuovo impianto di batterie e una nuova fabbrica a Belvidere, nell’Illinois, e i possibili piani di Stellantis di spostare la produzione del Suv Dodge Durango fuori dagli Stati Uniti.

Secondo Fain, diverse sezioni locali del sindacato stavano preparando le basi per uno sciopero. Tavares ha detto di essere concentrato sul miglioramento delle prestazioni di Stellantis negli Stati Uniti e di essere disposto a chiudere i marchi a livello globale se non producono utili.

Reazione del mercato

In quattro anni, da marzo 2020 a marzo 2024, Stellantis è cresciuto a Piazza Affari del 384%. Negli ultimi sette mesi ha subito un rosso di circa il 54%. Nella settimana del 22 luglio scorso il titolo ha spezzato al ribasso il lungo canale rialzista creatosi durante la ripresa post covid che aveva condotto Stellantis ai suoi massimi storici: 27,3 euro ad azione martedì 26 marzo. Un possibile punto d’arrivo del titolo potrebbe essere quota 11,3 euro, primo importante supporto.

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