Stevanato Group è approdato al New York Stock Exchange con numeri molto alti, insoliti per un gruppo italiano. Ma non è stato un debutto brillante.
Il gruppo veneto attivo nella produzione di fiale di vetro per il settore farmaceutico ha esordito venerdì 16 luglio con una capitalizzazione di 6,3 miliardi di dollari. Il prezzo di Ipo è stato fissato a 21 dollari per azione, il minimo della forchetta indicativa 21-24 dollari, sulla base di una valutazione di circa 21 volte l’ebitda atteso per il prossimo anno, un valore che forse non si era mai visto per una società italiana a Wall Street.
Tuttavia il titolo al debutto ha perso il 6,3% (che si confronta con il -0,86% del Dow Jones), chiudendo a 19,67 dollari. E durante la giornata il prezzo era sceso a 17 dollari, il che fa supporre che il titolo sia stato oggetto di sostenute vendite allo scoperto e successive ricoperture. Già al momento dell’offerta, l’azienda l’aveva ridotta a 32 milioni di azioni rispetti ai 40 milioni previsti inizialmente, e cioè le sole azioni di nuova emissione, escludendo quelle offerte dalla famiglia Stevanato (poco meno di 11 milioni), sino a venerdì scorso unico azionista, che rappresentavano poco meno del 30% dell’offerta originaria.
La società di Padova produce circa il 90% delle fiale e siringhe al momento impiegate nei programmi di vaccinazione. Nei primi tre mesi del 2021 Stevanato ha totalizzato un fatturato di 193 milioni di euro e un utile netto di 36,6 milioni (circa 43 milioni di dollari), cinque volte tanto quanto fatto nello stesso periodo del 2020 (7,2 milioni).
Si tratta della diciassettesima società italiana quotata a Wall Street. L’aumento di capitale di 672 milioni finalizzato all’ipo ne ha fatto la terza per dimensioni di società italiane, dopo Enel e Ferrari.
Gli advisor
Nell’operazione Houlihan Lokey ha svolto il ruolo di advisor finanziario del collocamento.
Morgan Stanley, Bank of America e Jefferies hanno agito come banche collocatrici nell’operazione.
Chiomenti ha assistito Stevanato Group, per i profili italiani dell’operazione, con un team multidisciplinare composto da oltre 30 professionisti. Il socio Stefano Mazzotti ha coordinato il team, coadiuvato dal managing counsel Gianfilippo Pezzulo, con l’associate Luigi Seminara per gli aspetti societari, gli associate Eugenio Prosperi e Gaia Maivé Beffi per gli aspetti di capital markets, e il socio Paolo Giacometti con il managing counsel Antonino Guida e il senior associate Giuseppe Zorzi per gli aspetti fiscali. Chiomenti ha curato, tra l’altro, gli innovativi aspetti di diritto societario e fiscali connessi alla quotazione diretta delle azioni al NYSE.
Skadden, Arps, Slate, Meagher & Flom ha assistito Stevanato Group, per i profili americani dell’operazione, con un team composto dai partner Lorenzo Corte e Sandro de Bernardini, il counsel Riley Graebner e gli associates Angelo Malvestio e Antonio Invernizzi, coadiuvato da un team multidisciplinare (inclusi tax, regulatory and employee benefits) per gli aspetti ancillary relative al processo di quotazione sul NYSE.
Lo studio SAT – Spinazzi Azzarita Troi Genito ha assistito Stevanato Group per alcuni profili italiani dell’operazione (con particolare riguardo, tra l’altro, al nuovo piano di stock option, ai lavori del consiglio di amministrazione, alla corporate governance e alla stipula delle polizze D&O connesse alla quotazione), con un team composto dai partner Alvise Spinazzi, Silvio Genito e Silvia Gagno.
Latham & Watkins ha assistito le banche per tutti i profili dell’operazione, sia italiani che statunitensi, con un team coordinato dai partner Antonio Coletti e Ryan Benedict, con il partner Greg Rodgers e gli associate Guido Bartolomei, Giorgio Thomson Ignazzi e Lorenzo Rovelli.
(Nella foto da sinistra: Marco Stevanato, vicepresidente Stevanato Group, Sergio Stevanato, presidente Stevanato Group, e Franco Stevanato, a.d. Stevanato Group)