La sanità pubblica soffre ritardi, affollamenti e disservizi. Questi ultimi, oltre alle cause strutturali, scontano anche l’eredità del periodo Covid. L’impatto sul sistema dell’assistenza si vede e la prima conseguenza è l’aumento del giro d’affari dei privati.
Lo afferma l’area studi di Mediobanca nel suo report dedicato ai maggiori operatori sanitari privati in Italia, spiegando che le lunghe liste d’attesa della sanità pubblica rendono “lecito attendersi, nel prossimo futuro” un “aumento del peso degli operatori sanitari privati” nel nostro Paese, i cui profitti “sono già stimabili in circa 70 miliardi”. Numeri significativi poiché sono pari al 40% dell’incasso del comparto.
Se guardiamo all’andamento, nel 2022 il giro d’affari cresce del 2,7% sul 2021 e del 8,7% sul 2019, ma con delle differenze tra ricavi e redditività.
Inoltre, se le politiche pubbliche non cambieranno, insieme all’aggiustamento della spesa sanitaria, un’inversione di tendenza non è all’orizzonte dato che si prevede che le dinamiche demografiche, con il progressivo invecchiamento della popolazione particolarmente significativo in Italia, favoriranno l’aumento della richiesta di prestazioni, la successiva saturazione e il sempre maggiore spostamento verso i servizi privatizzati.
Nel 2023 le criticità prevalenti nella operatività riguardano il mancato recupero delle liste d’attesa che, insieme a motivi economici, ha spinto 4,5 milioni di italiani (il 7,6% della popolazione) a rinunciare a esami e visite mediche.
I ricavi nel 2022
Nel 2022 i 31 operatori sanitari privati esaminati hanno totalizzato ricavi per 10,6 miliardi di euro, in rialzo del 2,7% sul 2021 e dell’8,7% sul 2019. Gli operatori della diagnostica sono cresciuti del 22,3% sul 2019, grazie alla domanda eccezionale di tamponi e test molecolari durante la pandemia; seguono gli operatori ospedalieri (+10% sul 2019) e i gestori di Rsa (+4,1%).
Questi ultimi hanno beneficiato dell’incremento del tasso di occupazione dei posti letto nelle Rsa (mediamente superiore al 90%) e dell’apertura di nuove strutture che è proseguita anche durante la pandemia. La ripresa non si è invece concretizzata per i player della riabilitazione (-0,4% sul 2019).
La redditività complessiva, ancora inferiore ai livelli pre-pandemici, ha subìto un’ulteriore battuta d’arresto nel 2022, risentendo dell’inflazione: il margine operativo netto (Mon) si è contratto del 60,4% sul 2019 e del 49,7% sul 2021 e l’Ebit margin è sceso all’1,8% dal 3,8% del 2021 e, soprattutto, dal 5,3% del 2019.
Sanità privata: i migliori gruppi per redditività netta
Sono 14 i gruppi che hanno chiuso in perdita il 2022 (erano cinque nel 2021).
La migliore redditività netta è registrata da: Centro di Medicina (22,2%), Humanitas (13,4%), Eurosanità (9,5%) e Ghc (8,3%) nell’assistenza ospedaliera, Synlab (39,2%) nella diagnostica e San Raffaele di Roma (36,3%) nella riabilitazione.
La struttura patrimoniale nel 2022 appare solida e in parziale miglioramento rispetto all’anno precedente, con debiti finanziari pari al 104,5% dei mezzi propri (112,7% nel 2021 e 120,8% nel 2019). Mentre le posizioni patrimonialmente più solide sono quelle dell’Ieo, Auxologico Italiano, Salus,Policlinico di Monza, Humanitas e Istituto Don Calabria, con debiti finanziari sostanzialmente assenti per il primo e attorno al 20% per gli altri.
Le top holding per ricavi
Nel 2022 al primo posto per ricavi si colloca Papiniano, holding del Gruppo San Donato (che ha di recente annunciato una joint venture per sostenere le smart clinic e un’acquisizione in Polonia) e Ospedale San Raffaele di Milano (1.707 milioni), che precede Humanitas (1.122 milioni), Gvm- Gruppo Villa Maria (840mln), Policlinico Universitario A. Gemelli (799 milioni) e Kos (683 milioni).
La ripartizione tra attività in accreditamento e solvenza evidenzia nel 2022 una situazione variegata. Ics Maugeri e il San Raffaele di Roma vedono prevalere i ricavi in accreditamento con incidenze pari rispettivamente al 96,0% e al 94,4% dei propri proventi. All’opposto si colloca C.d.i. i cui servizi di diagnostica sono principalmente intermediati da fondi integrativi e assicurazioni (41,5% dei ricavi complessivi), da privati (20,9%) e da aziende (10,7%). Tra gli altri player con elevati ricavi in solvenza si segnalano Lifenet (50,0%), Ieo (35,3%) e Kos (35,0%).
La crescita del giro d’affari prevista per il 2023: +5,5%
Le prime evidenze per il 2023 consentono di prevedere per gli operatori privati esaminati una crescita aggregata del giro d’affari del +5,5%, con variazioni differenti tra i comparti considerati: -4,0% per la diagnostica, +4,1% per la riabilitazione, +5,7% per l’assistenza ospedaliera e +14,0% per i gestori di strutture per anziani, con il ritorno alla piena saturazione delle Rsa italiane atteso entro il 2024.