Tra dieci anni il mondo non sarà più lo stesso, non solo a livello economico, sociale o culturale ma anche e sopratutto a livello energetico. E in questa moderna “rivoluzione industriale” le parole chiave sono tecnologia, energie sostenibili e storage cioè accumulo, per far fronte al problema della non programmabilità di alcune energie rinnovabili.
Conciliare l’esigenza di dirigersi velocemente verso le energie rinnovabili con una tecnologia ancora poco sviluppata è la sfida di consulenti, aziende e investitori del settore, e ciò che più è emerso con forza nell’incontro organizzato da Green Horse presso lo Spazio eventi Dealflower dal titolo “Cleantech e sostenibilità, i due principali driver per gli investimenti per i prossimi anni” e che ha visto la partecipazione di Carlo Montella, managing partner di Green Horse Legal Advisory, Iacopo Magrini, ceo e founding partner di Green Horse Engineering, e Domenico Vinci, ceo di Green Horse Financial Advisory.
“Viviamo in un momento in cui transizione energetica segnerà una delle grandi rivoluzioni industriali di questi tempi assieme alla digitalizzazione e le rinnovabili ne rappresenteranno una grande parte assieme all’efficientamento e all’elettrificazione”, ha commentato Montella. “Finora abbiamo visto solo un piccolo accenno di ciò che avverrà, non è una questione di se ma solo di quando e anzi a mio avviso questa rivoluzione dovrebbe avvenire molto più velocemente di quanto stia andando al momento”.
Tecnologia al centro
Finora, ha spiegato l’avvocato durante l’incontro, “le tecnologie solare ed eolica sono state le principali; in futuro, per continuare a istallare solare ed eolico, queste tecnologie andranno accompagnate da altre chiamate non programmabili: da sistemi di rete fatti di grandi centrali che andavano tutto l’anno a sistemi con piccole unità non programmabili perché legate ai fenomeni vento e sole, quindi non prevedibili. Ciò fa si che la rete attuale non andrà più bene”.
Ciò potrà in parte avvenire “grazie all’idroelettrico, alle centrali tremoelettriche, con cicli combinati a gas che assicurano una programmabilità, e poi attraverso sistemi di accumulo”. Questa in particolare “sarà una delle tecnologie in ambito transizione energetica che si evolverà più velocemente nei prossimi 36-48 mesi, sia perché spinta dalla necessità di ripensare e rafforzare la rete esistente, e ciò vale per tutti i paesi del mondo a partire dagli Usa, sia per l’accelerazione verso la mobilità elettrica, compresa la nautica”.
Un’altra tecnologia chiave con un futuro che per l’avvocato è “meno prossimo ma certo” è l’idrogeno verde. Questo ha molteplici applicazioni: “Può essere usato per il trasporto, quindi per mobilità, e può essere trasportato lungo i tubi, anche se c’è incertezza perché ancora non è chiara la quantità di idrogeno trasportabile”, ha spiegato l’avvocato, ma può anche essere usato “per convertire i processi industriali al posto del gas e gas metano. In questo caso è anche possibile avere incentivi e contributi”.
La filiera non è ancora pronta e costi sono ancora alti, è emerso, “ma è evidente che fra dieci anni il mondo che vedremo sarà trasformato, in cui mobilità e consumi saranno elettrificati, ci saranno sistemi di energia rinnovabili nelle case e avremo un mondo interattivo. La chiave di lettura è la tecnologia”, ha affermato.
Accumulo e lungo termine
Dal punto di vista ingegneristico, il “cambio del paradigma è proprio la programmabilità delle rinnovabili – ha osservato Magrini – e in questo lo storage è il fulcro. Realizzare una rete efficiente che consenta di accumulare energia è l’imperativo e dobbiamo farlo con tecnologie che sono allo studio ma non sono ancor mature”.
Ma da quali tecnologie partiamo? “Due principali: sistemi di pompaggio quindi per ciò che riguarda l’idroelettrico, che però non sono localizzabili ovunque, e l’accumulo elettrochimico quindi batterie che sono affidabili e performanti ma che non sono versatili per accumulare energia in grandi quantità e nel lungo periodo”. In sostanza “abbiamo bisogno di long duration energy systems cioè sistemi di accumulo meno costosi e in grado di immagazzinare energia più a lungo termine”.
Il ruolo della finanza
Per farlo ovviamente servono risorse e da questo punto di vista, ha commentato Vinci, “c’è la necessità da parte del mondo degli investitori di non perdere e partecipare alla rivoluzione tecnologica presentando agli investitori prodotti e opportunità con un forte angolo green quindi è un buon momento per gli investitori, in modo particolare in Italia”.
Al momento per il consulente il mondo della finanza si divide in due mondi, “uno che fa riferimento al solare ed eolico, comparti che negli ultimi 15 anni sono passati da una fase di incertezza a una più matura e oggi sono dominati da investitori con approccio long term, non speculativo ma strutturale con orizzonti a lungo termine, fatti da utilities, aziende che devono riposizionarsi in ambito green e investitori specializzati e al quale si stanno approcciando gli investitori istituzionali”.
Il secondo è “il mondo degli investimenti in tecnologie e qui siamo ancora nelle fasi iniziali, non c’è approccio regolatorio o la possibilità di realizzare chiari business plan ma c’è bisogno di maggiore coraggio. Al momento in questo campo investono hedge fund e private equity con orizzonti di breve periodo”. In questo settore le tecnologie storage, idrogeno e anche biometano sono maggiormente sotto i riflettori, ma “le criticità maggiori derivano dal fatto che non si conoscono le regole del gioco, i tempi autorizzativi oltre che i profili di rendimento. Per questo è importante che i regolatori supportino lo sviluppo dell’industria e non lo ostacolino”.
Palla al regolatore
Ma come? “È necessario incentivare le tecnologie meno mature. Lo storage è una di questa, adesso ha un costo non sostenibile ma non possiamo aspettare che questo scenda con il mercato e l’evoluzione proprio per la questione della programmabilità”, ha osservato Montella. Per incentivarla “serve un regolatore, anche di emanazione europea come speriamo sarà, e devono essere pensati sulla base del contesto attuale con l’inflazione quasi a doppia cifra – che incide sul rendimento – e sul costo effettivo di questa tecnologia.
La palla passa dunque al regolatore che per Montella “ha il ruolo di leggere le esigenze future e capire quali devono essere sostenute e per far ciò serve una visione di insieme raggiungibile se tutti i soggetti coinvolti, dal regolatore ai privati passando per economisti e operatori, si confrontino e trovino soluzioni”. Un appello al sistema per una rivoluzione che ormai è tracciata.