Cinquanta dipendenti. Centinaia di milioni di dollari di fatturato grazie agli annunci. Novecento milioni di utenti anche se il dato risale al 2017. E un valore di 15,5 miliardi di dollari secondo Forbes. Un dato che è stato però aggiornato di recente. Un gruppo di investitori interessati a rendere Telegram pubblico, tra cui un fondo specializzato in tech company, lo avrebbe valutato 30 miliardi di dollari (leggi qui i valori degli altri principali social media).
Così almeno aveva dichiarato il suo fondatore, Pavel Durov, arrestato il 25 agosto a Parigi con l’accusa di essere complice di numerosi reati tra cui frode, traffico di droga, cyberbullismo, criminalità organizzata e promozione del terrorismo. Telegram, che ha sede centrale negli Emirati Arabi, ha server distribuiti tra Usa, Singapore e Paesi Bassi e non ha subito disservizi nelle ore successive all’arresto.
La natura degli investimenti dietro il social network non è mai stata resa completamente nota. Durov è l’unico proprietario di Telegram. I fondi Mubadala Investment Company e Abu Dhabi Catalyst Partners risultano essere i principali investitori, in aggiunta a un altro fondo russo, che avrebbe acquistato obbligazioni convertibili.
Telegram, caratteristiche e investitori
Fondata nel 2013, non raccoglie alcun tipo di dati dai propri utenti, al contrario di Whatsapp. Non mette al centro immagini e video come Instagram e Tik Tok. Tuttavia condivide la crittografia end-to-end, strumento che di fatto rende impossibile decifrare i messaggi che possono essere intercettati. Rende inoltre possibile la ricerca di gruppi pubblici. E al loro interno ogni tipo di contenuto può essere condiviso, anche illegale.
Queste alcune caratteristiche di Telegram. La piattaforma non avrebbe ancora raggiunto la profittabilità (in buona sostanza è ancora in passivo) anche se dovrebbe raggiungerla, sempre secondo Durov, entro la fine dell’anno. Il fatto che non venga applicata alcuna moderazione come policy è uno dei motivi per cui le autorità francesi hanno interpretato la natura della app più simile a quella di un social media, dove di fatto l’unica responsabilità esistente nella gestione dei contenuti e nell’utilizzo della messaggistica, è quella degli utenti stessi.
In buona sostanza il fondatore di Telegram sarebbe un «complice» di questi reati: non ha fatto niente per evitare che venissero compiuti attraverso la piattaforma da lui creata e gestita.
Le reazioni di Russia e delle altre personalità
Durov, 39 anni, ha doppia cittadinanza francese e russa ed è residente a Dubai. L’arresto sarebbe un provvedimento diretto alla persona e non all’azienda o al prodotto. Il mandato è stato emesso sulla base di un’indagine preliminare dell’ufficio per la violenza sui minori.
Oppositore del Cremlino, nel 2014 l’imprenditore aveva lasciato la Russia dove la reazione dei media è stata molto forte. Vladimir Solovyov, volto e voce di Russia 1, ha ricordato in onda che tutto l’apparato militare russo fa affidamento su Telegram, così come tutti i membri del governo”. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, politico molto vicino a Putin, ha affermato che Telegram è più pericoloso per l’occidente che non per la Russia.
Nel 2018 il Cremlino aveva cercato di bloccare l’accesso a Telegram in Russia, senza riuscirci pienamente. Il timore è che la Francia pretenda da Durov un accesso privilegiato a Telegram, da usare per scopi militari di spionaggio. Tra le personalità che si sono schierate contro il suo arresto, tra gli altri, Elon Musk, Edward Snowden, Robert F. Kennedy Jr. Su X è virale l’hashtag #FreePavel.