Così alto per investitori e analisti. Così strategico per Pietro Labriola. Spiega l’amministratore delegato: quei 7,5 miliardi di debito che rimarranno sul groppone a Tim dopo la cessione della rete, dai 21 miliardi attuali, renderanno l’ex monopolista tra i protagonisti principali del consolidamento Tlc. Ma il debito di cui parla è lo stesso che aveva affossato il 7 marzo scorso il titolo: -23,8% in una singola seduta e minimi che non si vedevano da quasi due anni. In buona sostanza un debito ancora troppo alto, anche perché nel 2026, i miliardi di rosso sarebbero ancora sette. La stima e le aspettative degli addetti ai lavori erano decisamente per una cifra inferiore.

Punti di vista, evidentemente. Di fatto, Labriola spalanca ufficialmente le porte, ci prova quantomeno, a Tim per quanto riguarda le future operazioni di fusioni e acquisizioni del mercato delle telecomunicazioni, processo già ben avviato dal deal tra Vodafone Italia e Swisscom: in buona sostanza il ramo italiano del colosso britannico si fonderà con Fastweb, mossa inevitabile e necessaria, perché gli investimenti sul 6G e sull’intelligenza artificiale sono corposi, un po’ come accade nel settore automotive, a secco di risorse per la conversione all’elettrico.

Tim di nuovo in corsa dopo grande volatilità: ecco perché

Lo ha detto chiaro e tondo, dicevamo, Pietro Labriola, lo ha fatto attraverso Bloomberg, tramite il podcast italiano ‘Quello Che i Soldi Non Dicono’. “Una volta ceduta la rete a Kkr, Tim potrà diventare parte attiva di un processo di consolidamento del mercato che avverrà nei prossimi anni”.

Che queste parole contino per davvero, per il mercato, lo si vede dal momento a Piazza Affari di Tim stessa. Grande volatilità la settimana scorsa. Mercoledì -2,1%, giovedì +1,5%, venerdì -2,8% con oscillazioni ben più marcate nel corso delle varie sedute, tra pubblicazione della trimestrale e via libera dell’Unione Europea alla cessione di Netco, la società della rete venduta a Kkr.

Tuttavia è interessante notare che l’ottava si è conclusa con il titolo al di sopra del supporto di 0,24 euro ad azione. Traduzione: la forte incertezza non ha causato nuovi scossoni di tipo negativo a Piazza Affari. E così sessione odierna con guadagni superiori al 5%, nuovo aggiornamento dei massimi rispetto al 7 marzo scorso, il giorno nero del -23,8% sui dubbi sollevati dal mercato riguardo il debito Tim ancora troppo alto dopo la cessione della rete (dai 21 miliardi attuali ai 7,5 miliardi di fine 2024 appunto), closing che dovrebbe avvenire entro il mese di luglio.

Il ruolo di Iliad e della Francia

A contribuire alla vivacità sul tema la recente celebrazione dei sei anni di Iliad Italia. Il gruppo internazionale, il cui quartier generale è in Francia, non si è voluto sbilanciare dopo il nulla di fatto con Vodafone Italia, pur facendo notare che quanto a crescita organica, nessuna compagnia Tlc cresce come Iliad nel nostro Paese. Anche per questo da molti è indicato come un possibile player in grado di iniziare un dialogo con Tim, il cui principale azionista, è bene ricordarlo, è Vivendi, francese a sua volta e che non vede di buon occhio la cessione della rete a Kkr.

Le parole di Labriola hanno ravvivato le quotazioni di Tim facendo da contraltare alla chiusura negativa di venerdì, -2,8% nell’ultima seduta di maggio, spiegata dalle perplessità degli investitori per quanto riguarda la competitività di Tim svuotata dalla rete e con i debiti che sappiamo ancora sul groppone.

Il mercato Tlc, gli obiettivi di Tim e il ruolo di Sparkle

Tutti i principali operatori di telefonia mobile in Italia dispongono di proprie infrastrutture. Spiega Labriola durante il podcast: “Questo rende la concorrenza ancora più agguerrita. Inoltre, la normativa italiana sui limiti elettromagnetici è tra le più restrittive d’Europa”, cosa che secondo il manager è una questione che riguarda l’intero settore. Secondo uno studio realizzato da Agcom, a fine 2023 il mercato Tlc vede Tim in copertura del 27,8% del mercato. Dietro c’è Vodafone, 27,1%, poi Windtre con il 23,7%, infine Iliad con il 9,9%.

Dal canto suo Tim si concentrerà sui servizi aziendali più redditizi, come il cloud computing e i data center, nonché sulla sua divisione di business in Brasile. Imminente, secondo diversi rumors, anche la cessione di Sparkle, società dei cavi sottomarini, 800 dipendenti e un miliardo di euro circa di fatturato, che poi è la cifra che Labriola si aspetta di incassare, comunque superiore rispetto ai 650 milioni proposti dal Mef. L’operazione rappresenterebbe un ulteriore “aiutino” in grado di dare ossigeno a Tim sia per la sua competitività, sia per la sua appetibilità.

In questa direzione diversi rumors danno nuovi contatti tra il Mef e il fondo infrastrutturale iberico Asterion, già proprietario di Retelit, 15mila chilometri di rete in fibra corredati da data center per offrire servizi di tlc integrati alle imprese,  in un’operazione del 2021. Lo schema potrebbe assomigliare molto a quello di Netco ma con una differenza: il Mef controllerebbe la quota di maggioranza e il fondo iberico avrebbe una quota di minoranza.

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