La dote che il governo metterà sul tavolo per entrare in Netco sale a 2,5 miliardi di euro. Una cifra più alta di quanto annunciato lunedì dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che parlava invece di 2,2 miliardi.

Tim, decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale

La variazione della cifra emerge dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge avvenuta oggi. “Ai fini della realizzazione di operazioni attinenti a società di rilievo strategico è autorizzata la spesa nel limite massimo di 2.525 milioni di euro per l’anno 2023“, si legge.

L’obiettivo del governo è di rilevare una quota compresa tra il 15 e il 20% di NetCo, la società della rete fissa di Tim; inoltre un 35% sarà destinato ad un gruppo di soggetti italiani con cui l’esecutivo sta già dialogando. Tra questi c’è sicuramente F2i, il fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli, che sarebbe disposto a prendersi fino al 15% e Cdp che, invece, potrebbe avere una mera partecipazione finanziaria pari a circa il 3%, visto che la Cassa è socia di Open Fiber. Il fondo Kkr, a cui Tim ha affidato l’esclusiva per presentare una offerta vincolante, avrà invece una quota del 65%.

Il controllo di Sparkle

Dal testo del decreto approvato il 28 agosto emerge che il Tesoro potrà acquisire “anche in una fase successiva” il controllo di Sparkle, la società di Tim a cui fa capo la rete internazionale. Da sempre il governo considera Sparkle una società strategica e quindi non si esclude una mossa anche su questo asset.

Sotto il profilo della governance, si legge che “la struttura e le condizioni dell’operazione di acquisizione della quota di partecipazione in Netco, da parte del Mef assicurano la conformità della stessa operazione alla definizione di un piano industriale idoneo al conseguimento di potenziamento e sviluppo della rete di telecomunicazioni in fibra ottica“. Inoltre “le azioni assegnate al Ministero dell’economia e delle finanze godono dei medesimi diritti patrimoniali assegnate alle altre azioni”.

“L’accordo tra gli azionisti”, prosegue il documento, “prevede, tra l’altro, modalità  di governance di NetCo idonee ad assicurare il conseguimento degli obiettivi del piano industriale, adeguati poteri in capo al Ministero dell’economia e delle finanze di monitoraggio sulla gestione e meccanismi, anche di governance, di presidio da parte dello stesso Ministero sulle decisioni rilevanti ai fini del perseguimento degli obiettivi di sviluppo e potenziamento di NetCo e in materia di rilevanza strategica e sicurezza nazionale, anche in caso di mutamento della compagine azionaria”.

 

 

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