Ostacoli di natura Antitrust alla vendita degli asset di rete fissa al fondo statunitense Kkr non ce ne sono, aveva detto l’amministratore delegato Tim Pietro Labriola a chi gli domandava possibili irregolarità legate alla concorrenza. Poche ore dopo, ecco che spunta la lettera scritta al governo dai principali competitor. “Potenziali criticità” per la concorrenza, per l’appunto, e per lo sviluppo del settore: questo temono Vodafone, Fastweb, Iliad, Wind 3 e Sky Italia di Comcast nella prospettata separazione della rete fissa dell’ex monopolista pubblico.

In buona sostanza, nella lettera si afferma che le due società, Tim e Optics Holdco, quello che dovrebbe essere il nome della Newco, potrebbero mantenere una “forte dipendenza verticale reciproca” in grado di danneggiare altri operatori che, come il ramo servizi di Tim, hanno bisogno di utilizzare la rete per raggiungere i loro clienti finali, richiamando l’attenzione sui termini di un accordo che regola i indiscrezioni stampa tra le restanti attività di servizi di Tim stessa e la neonata società di rete.

Anche il principale azionista di Tim, Vivendi, nell’ambito di una disputa legale sulla vendita dalla rete ha chiesto all’antitrust Ue di esaminare il ruolo svolto dal Tesoro italiano nella transazione, alla luce dell’intenzione di integrare la rete di Tim con quella di Open Fiber, in una fase successiva. Con la sua quota del 24%, Vivendi potrebbe essere il principale ostacolo alla sua riconferma all’assemblea degli azionisti di Tim in agenda a fine aprile.

Kkr-Tim, due nuovi fondi sono pronti ad aggiungersi

Labriola dal canto suo, a caccia di un secondo mandato alla guida dell’ex monopolista, delineerà un piano industriale triennale per la nuova Tim il 7 marzo, sperando di finalizzare la vendita dei suoi asset di rete fissa al fondo statunitense Kkr entro la fine dell’anno, per un valore massimo di 22 miliardi di euro.

E a proposito dell’operazione, il Corriere della Sera scrive che il fondo sovrano di Abu Dhabi (Adia) e il maggior fondo pensione del Canada (Canada Pension Plan Investment Board) sono pronti a partecipare all’acquisto dell’infrastruttura di Tim, contribuendo per oltre 3 miliardi, acquisendo quote rilevanti nella holding del fondo Usa che indirettamente avrà la maggioranza della rete.

Cercasi fusioni disperatamente?

Le telco italiane intanto stanno cercando a loro volta di portare avanti operazioni di m&a per rimodellare un mercato in cui l’intensa concorrenza sui prezzi ha eroso i guadagni e i ricavi per utente sono tra i più bassi d’Europa. Vodafone sta trattando con Swisscom un potenziale accordo per unire le rispettive attività italiane, dopo che la società di telecomunicazioni britannica ha rifiutato un tentativo di approccio da parte di Iliad, che con il suo ingresso sul mercato mobile del 2018 ha contribuito ad innescare un’ intensa competizione sui prezzi, soprattutto sul segmento mobile.

Movimenti che seguono l’allentamento delle norme europee sulle fusioni per gli operatori di telefonia mobile e ampliare le regole sulle tlc per fare in modo che le Big Tech e altri operatori contribuiscano a finanziare il lancio del 5G che aveva alimentato l’ottimismo degli investitori sul consolidamento del settore.

E infatti Tim questa settimana ha guadagnato il 3,6%, brillante sia nella seduta di lunedì (+2,9%) sia in quella di mercoledì (+1,9%). Nella sessione odierna il titolo cresce del +0,5 a 0,27 euro ad azione. Su base settimanale il titolo oscilla da oltre un anno in una lateralità che oscilla tra un supporto di 0,2425 a una resistenza pari a 0,3270.

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