Come da previsioni l’assemblea di Tim è diventata terreno di scontro e un preludio di quanto potrà accadere con la vendita di NetCo dopo l’arrivo delle offerte migliorative da parte di Kkr e Cdp-Macquarie.

L’assise (a porte chiuse)  ha bocciato il punto all’ordine del giorno riguardante la politica di remunerazione del management. Da quanto si apprende Vivendi, che è il principale azionista della società di tlc con il 29,8% del capitale, si sarebbe astenuto.

Tim, bocciati i punti 4 e 5

Entrando nel dettaglio i soci non avrebbero dato il via libera ai punti 4 e 5 dell’ordine del giorno e che si riferiscono, rispettivamente, al piano di incentivazione a breve termine (Mbo) 2023 e al long term incentive plan 2023-2025.

All’avvio dei lavori era presente il 53% del capitale; di questo il 45% si sarebbe astenuto sui punti relativi alla remunerazione.

Nei giorni scorsi il tema della remunerazione è stato particolarmente contestato da Vivendi. Nel dettaglio i  francesi che dopo le dimissioni di Arnaud de Puyfontaine non hanno più rappresentanti in Cda, hanno messo nel mirino l’operato della società. Il primo azionista di Tim continua a criticare in primis l’operato del comitato nomine e remunerazioni. Nel dettaglio critica la mancanza di trasparenza nel merito e nel metodo della proposta dei nuovi obiettivi d’incentivazione sottoposti all’approvazione degli azionisti.

Bocciati anche i candidati per sostituire de Puyfontaine

Semaforo rosso anche per quanto riguarda i due candidati che avrebbero dovuto sostituire il dimissionario Arnaud de Puyfontaine.  I due nomi indicati erano Paola Bruno, proposta da Assogestioni, e Franco Lombardi che è il presidente dell’Asati (Associazione azionisti Telecom Italia).

La nota di Tim, su risultati ha pesato l’elevata astensione

I soci hanno approvato con il 99,9% dei voti favorevoli il bilancio al 31 dicembre 2022  che si è chiuso con una perdita netta pari a 2,9 miliardi di euro coperta mediante prelievo da riserve, e la conferma nella carica di Consiglieri di Giulio Gallazzi, con il 91,9% dei voti favorevoli (contrari 5,1%, astenuti 1,3%), e di Massimo Sarmi, con il 93,2% dei voti favorevoli (contrari 5,1%, astenuti 0,1%). Non è stato invece nominato il terzo amministratore, non avendo le candidature proposte ottenuto le necessarie maggioranze. Il mandato durerà fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2023.

L’assemblea ha altresì approvato (con il 53,2% dei voti favorevoli; contrari 1,1%, astenuti 45,7%) il piano di incentivazione a breve termine (Mbo) 2023, ma non la relazione sulla politica di remunerazione e sui compensi corrisposti, per entrambe le sezioni (sezione 2.1 dell’ordine del giorno con il 40,7% dei voti favorevoli, contrario il 13,5%, astenuti 45,7%; sezione 2.2 dell’Ordine del Giorno con il 29% dei voti favorevoli, contrari 25,2% e astenuti 45,7%).

Inoltre, non sono stati approvati il piano di incentivazione a lungo termine denominato Long Term Incentive Plan 2023-
2025 (con il 42,5% dei voti favorevoli, contrari il 10,6%, astenuti il 46,8%) e l’autorizzazione all’acquisto di azioni ordinarie Telecom Italia al servizio del Piano di incentivazione a breve termine (Mbo) 2023 e del Long Term Incentive Plan 2023-2025
(con il 40,8% dei voti favorevoli, contrari il 13,4%, astenuti il 45,7%).

Secondo la società “sui risultati ha influito significativamente l’elevato numero di astensioni“.

 

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