Tim prosegue spedita sul dossier della cessione di Netco (la costituenda società che accorpa tutti gli asset infrastrutturali inclusa Sparkle); una operazione che va nell’interesse di tutti gli azionisti ma che soprattutto darà un colpo decisivo al debito del gruppo. Ne è convinto Salvatore Rossi (in foto), presidente della società di tlc, intervenendo alla presentazione della relazione dell’Organo di Vigilanza sulla parità di accesso.
Rossi, la rotta sulla rete di Tim è tracciata
Il viaggio intrapreso da Tim sulla cessione della rete “potrà essere accidentato, ma la rotta è tracciata e l’approdo molto promettente, nell’interesse di tutti gli azionisti, di coloro che sono coinvolti nell’azienda e nella sua vita, del Paese, che ha bisogno di imprese prospere e di innalzare le sue capacità digitali”, ha detto Rossi.
Il 22 giugno scorso il Cda dell’azienda guidata da Pietro Labriola ha deciso di avviare una trattativa in esclusiva con Kkr per la cessione di Netco. Secondo il Board, la proposta avanzata dal fondo americano (il cui valore si aggirerebbe fino a 23 miliardi di euro inclusi due di earn out) “è risultata preferibile in termini di eseguibilità e relativa tempistica, nonché superiore all’offerta concorrente presentata dal consorzio formato da Cdp Equity e Macquarie” (il cui valore sarebbe di circa 19,2 miliardi). A questo punto Kkr ha tempo fino al 30 settembre per presentare una offerta “conclusiva e vincolante, nonché di convenire il perimetro, le modalità e i tempi per l’esecuzione dell’attività di due diligence”.
Cessione rete colpo decisivo al debito di Tim
Nel ribadire la bontà dell’operazione, Rossi ha sottolineato come con la cessione della rete “si darebbe un colpo decisivo al problema del debito che così tanti anni affligge l’azienda e ne ostacola i piani di investimento. La condizione finanziaria di Tim è un’ulteriore ragione per cedere la rete”. Questioni societarie appartenenti al passato hanno lasciato “in eredità a Tim un pesante fardello debitorio. Per tentare di ridurre il debito sono stati venduti pezzi esteri importanti del gruppo. Ci è rimasta Tim Brasil, un vero gioiello che però, per quanto in crescita, conta solo per il 25% dei ricavi totali del gruppo”.
Rossi ha ricordato che la scelta di procedere con la cessione è stata presa a luglio 2022 e ha comunicato al mercato “di voler intraprendere un nuovo viaggio: il superamento della cosiddetta integrazione verticale tra rete e servizi, cioè della compresenza nella stessa società della gestione della rete e della vendita di servizi di telecomunicazione ai clienti finali”.
Francia e Germania, i modelli a cui ispirarsi
Il presidente ha ammesso che non si è trattato di “una decisione facile. D’altro canto, il modello aziendale prevalente nel mondo degli ex monopolisti telefonici è quello dell’integrazione verticale”. A suffragio di ciò Rossi cita, a titolo di esempio, i casi di Francia e Germania. “Ma”, ha aggiunto, “il viaggio che Tim intende intraprendere è imposto dall’evoluzione particolare nel nostro Paese del settore e del mercato, oltreché dalla situazione dell’azienda”.
“Gli altri ex monopolisti, “e penso innanzitutto a quello tedesco e a quello francese, possono contare su contributi ai ricavi totali provenienti dalle controllate estere molto maggiori, pari in Germania e Francia al 76 e al 41%, rispettivamente“. Il progetto di deverticalizzazione scelto dall’azienda “prevede innanzitutto di creare entità autonome per la gestione della rete e per la produzione e vendita di servizi, entità più efficaci e competitive di quanto non possano esserlo quelle integrate in un’unica società, assicurando maggiore flessibilità commerciale ai servizi e maggiore prevedibilità e stabilità dei ritorni alla gestione della rete. L’obiettivo primo è comunque quello di cedere la rete fissa di accesso a un acquirente terzo. Si realizzerebbe così in pieno il superamento dell’assetto di operatore verticalmente integrato, necessario per passare a modelli di prezzo che riducano l’incertezza sulla remunerazione degli investimenti”
Serve un ammodernamento delle regole sull’accesso alla rete
Nel suo intervento il presidente Rossi ha anche rimarcato la necessità di un cambio regolamentare sull’accesso alla rete. “Occorre”, ha detto, “che la regolamentazione dell’accesso alla rete di Tim privilegi gli obblighi simmetrici nei confronti degli altri operatori di tlc, rimuovendo i vincoli in eccesso”.
In particolare, a suo parere, la regolamentazione dell’accesso “deve conformarsi al diritto europeo che in queste materie è in rapida evoluzione”. Rossi è consapevole che si tratta di “uno sforzo che vede tutti gli operatori impegnati verso un obiettivo comune”. Se a questo si associa uno scenario di mercato sempre più fluido e competitivo, è chiaro che “l’indirizzo regolamentare deve essere quello di intervenire il meno possibile, e laddove si debba, privilegiando obblighi simmetrici, ovvero regole comuni che si applichino a tutti gli operatori“.
“In Italia, aggiunge, “serve uno sforzo di sistema, un ammodernamento delle regole che rimuova vincoli in eccesso in particolar modo in quelle aree del Paese dove la competizione ha raggiunto e raggiungerà livelli elevati. Occorre stimolare l’adozione dei nuovi servizi in fibra e lo smantellamento delle tecnologie obsolete. Solo così le reti di telecomunicazione, cuore pulsante della transizione digitale, potranno esprimere tutto il loro potenziale di crescita, consentendo all’economia europea di rimanere al passo con le altre principali aree economiche mondiali”.