Si complica il dossier della rete unica. Una partita che, con il passare dei giorni, acquista sempre di più una connotazione politica. Se, infatti, sotto il profilo finanziario, la questione della rete unica parrebbe più semplice da realizzare; le cose cambiano sotto l’aspetto politico.
A complicare il quadro arriva la questione delle deleghe che il governo Meloni deve affidare ai rappresentanti del governo. Secondo quanto apprende Dealflower l’esecutivo ha deciso di attribuire le deleghe del settore delle tlc e delle imprese al ministro Adolfo Urso e al sottosegretario Alessio Butti (foto) quelle relative alla rete unica. Se a questo si aggiunge la figura di Giancarlo Giorgetti quale ministro dell’economia e delle finanze, si comprende la difficoltà del governo a identificare un unico interlocutore con cui Cassa depositi e prestiti (che è controllata dal Mef stesso), Tim e gli altri soggetti coinvolti nella partita, possano confrontarsi per chiudere la questione.
Addetti ai lavori fanno inoltre notare come la scelta di spacchettare le deleghe in materia di telecomunicazioni implicitamente significa che il governo non è poi così convinto della bontà del cosiddetto Piano Minerva. Il progetto, messo a punto la scorsa estate dallo stesso Butti, ruota attorno a Tim, di cui la Cdp attraverso il lancio di un’Opa, prenderebbe il controllo. Successivamente al lancio dell’Offerta Pubblica si procederebbe con la vendita degli asset commerciali per ridurre il debito. In questo modo la società guidata da Pietro Labriola, diventerebbe un operatore “wholesale only” come vorrebbero il governo e Bruxelles. Vivendi e Kkr (attuali soci di Tim) potrebbero rimanere con una quota di minoranza; stessa cosa per quanto riguarda Macquaire, attraverso il conferimento di Open Fiber di cui possiede il 40%. Tecnicamente è difficile immaginare il lancio di un’Opa da parte della Cdp perché da sola, non possiede le risorse necessarie per fronteggiare questa operazione. Se ne deduce che la Cassa dovrebbe essere affiancata da altri soggetti.
Il piano Minerva rappresenta l’alternativa al MoU siglato a maggio scorso da Tim, Cdp e Open Fiber che prevedeva la vendita della rete a Open Fiber, in cambio del trasferimento di una buona parte del debito o addirittura con un pagamento tutto cash. La valorizzazione della rete si aggira intorno ai 18 miliardi. Dal canto suo il socio francese di Tim, Vivendi, ritiene invece che l’asset valga 31 miliardi di euro.
L’assenza di un dominus e l’incognita Forza Italia
Lo spacchettamento delle deleghe non consente di individuare un dominus, un soggetto unico con cui confrontarsi e avviare la trattativa in esclusiva. L’assenza di un unico interlocutore riguarda anche la premier Meloni che per dare un’impronta decisa (e si spera definitiva) al dossier si trova a interloquire con una pluralità di soggetti che rende la partita ancora più complessa.
A questo si aggiunge anche il ruolo di Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi, infatti, sin dall’insediamento del governo targata Fratelli d’Italia, ha detto chiaramente di voler essere protagonista attivo di tutte le partite più calde in termini finanziarie. E la rete unica lo è certamente. Peccato che al momento nessun soggetto a cui sono state attribuite le deleghe sia espressione del partito Forza Italia.
Tempi
Dopo l’ultimo aggiornamento, il termine ultimo per la Cassa di presentare una offerta non vincolante per la rete unica scade a fine mese. Cdp presenterà entro pochi giorni l’offerta vincolante che a quanto si apprende si basa su una valorizzazione della rete in un range compreso tra i 15 e i 18 miliardi di euro. La Cassa sarebbe anche pronta ad apporre eventuali modifiche se richieste dal governo, a patto che si tenga fede al principio della sostenibilità dell’investimento.
Le sigle sindacali
Intanto lunedì pomeriggio i sindacati sono stati convocati a Palazzo Chigi proprio per discutere del futuro di Tim. La convocazione era attesa da tempo perché le sigle sindacali che vogliono conoscere quali sono i piani del governo sul dossier.