Record di spettatori per Squid Game. La serie televisiva distribuita da Netflix a partire dallo scorso 17 settembre, è diventata in meno di 17 giorni la più vista di sempre, raggiungendo in pochissimo tempo circa 111 milioni di spettatori e strappando il primato alla recente Bridgerton, che ne aveva ottenuti 82 milioni a 28 giorni dal lancio. E se consideriamo che Shonda Rimes, la creatrice di Bridgerton, ha guadagnato oltre 100 milioni di dollari per la serie, il registra di Squid Game Hwang Dong Hyuk potrebbe incassare ancora di più.

Intanto il dato degli spettatori, confermato da un responsabile dell’azienda, fa ovviamente riferimento a tutti gli utenti che hanno visto la serie coreana per almeno due minuti di tempo, come da sempre specificato da Netflix che ricorre a questo parametro per tenere traccia degli spettatori dei suoi show.

Cosa è e di cosa parla

È la serie del momento, quella che tutti stanno guardando e di cui tutti parlano, anche solo per placare la sete di curiosità e non sentirsi fuori dal giro. Si intitola Squid Game, tradotto “Il gioco del calamaro”, è coreana ed è stata scritta e ideata da Hwang Dong Hyuk. Presentata a livello mondiale lo scorso settembre sulle piattaforme di streaming, Squid Game ha suscitato fin da subito enormi consensi, giovando, come spesso accade con prodotti di questo genere, del passaparola e dei tanti commenti che hanno invaso i social media e che hanno contribuito all’immediata crescita e all’enorme successo del prodotto.

Da cosa dipende tutto questo interesse?

Disturbante e violento, Squid Game è un survival drama di nove episodi della durata di circa un’ora dove si racconta di un universo nel quale i giochi per bambini diventano per gli adulti assolutamente mortali. Protagonisti un insieme di giocatori indebitati fino al collo e coinvolti in una surreale competizione al massacro e alle prese con sei sfide di sopravvivenza all’interno di un parco giochi controllato da un esercito di guardie in tuta rossa e maschere inquietanti. In palio ci sono miliardi ma il prezzo più alto da pagare è la rinuncia alla vita.

Per alcuni è troppo e la scelta più logica equivale alla rinuncia, o meglio alla scelta di provare a preservare la propria vita nonostante i debiti, ma per altri, messi a tappeto dal fallimento, costretti a fare i conti con disperazione e sopravvivenza e ingolositi dal denaro, non c’è nulla di più semplice se non quella di giocare per provare a conquistare i 45 miliardi di won sudcoreani (poco più di 33 milioni di euro).

I riferimenti a film di genere o horror simili sono immediati. Primo tra i tanti Hunger Games, saga cinematografica tratta dai romanzi di Suzanne Collins dove una tenace e determinata Jennifer Lawrence era costretta a partecipare a un gioco insieme ad altri 24 giovani che si dovevano uccidere a vicenda davanti alle telecamere. Ma Squid Game, nonostante gli immediati riferimenti ai suoi predecessori, ha una sua ben precisa identità stilistica e televisiva che aggancia lo spettatore, una tensione drammatica in continuo crescendo, una serie di storylines principali e backstory che rendono l’impianto narrativo avvincente e seducono facilmente chi guarda, inducendolo all’immediato bingewatching fino all’adrenalinico episodio finale.

Insomma, nonostante la dura tematica, le scene violente, la dinamica di gioco agghiacciante, la serie ha immediatamente appassionato lo spettatore, incuriosito dalle vite di alcuni dei personaggi principali, uomini con grossi limiti e debolezze, segnati dalla fatica di una vita che non ha di certo fatto sconti e in cerca di una soluzione facile. Trasformati dal sistema in guerrieri senza scrupoli, questi uomini sono buttati su un campo da battaglia dove gli innocenti giochi dei bambini assumono risvolti disumani, compreso lo squid game (il gioco del calamaro) che dà il titolo alla serie e che fa riferimento a un gioco popolare tra i bambini coreani, un po’ simile alla nostra campana.

I numeri dietro al successo

Una volta visto il primo episodio diviene difficile staccarsi. Ma quello dei 111 milioni di spettatori in soli 17 giorni non è l’unico dato curioso che ruota intorno a questa serie televisiva.

Ispirato dalla crisi della Lehman Brothers nel 2008, dal boom del mercato delle criptovalute e persino dall’ascesa politica di Donald Trump, Squid Game prende vita proprio nel 2008, ma deve aspettare 12 anni prima di riuscire a trovare qualcuno che scommetta sul progetto. La serie, lanciata in ben 94 Paesi, ha un costo che si aggira intorno ai 20 milioni di euro e che fanno parte di un mercato, quello asiatico, dove Netflix intende investire sempre più risorse.

Il costo di ogni singolo episodio è stato di circa 2,4 milioni di dollari, per un totale di 21,4 milioni di dollari spesi per realizzare la prima stagione. Il protagonista principale, Lee Jung-jae, è stato pagato circa 344mila euro per ogni episodio. Dietro di lui c’è Park Hae Soo che ha ottenuto un compenso pari a 48.700 euro per episodio.

Al successo finanziario fa eco quello sui social che ha visto esplodere tutti i profili Instagram dei principali protagonisti. In testa alla classifica c’è HoYeon Jung, la profuga nordcoreana Kang Sae-byeok ha raggiunto i 19,7 milioni di follower, divenendo l’attrice coreana più seguita in assoluto; Wi Ha Jun che interpreta il poliziotto Hwang Jun-ho è seguito da 8,1 milioni di follower; dietro di lui Anupam Trippathi, il pakistano, Abdul Ali, che ne ha 3,5 milioni; la madre nubile interpretata da Kim Joo Ryoung ne ha 1,9 milioni.

Insomma, nonostante la lunga gestazione, Hwang Dong-hyuk può dirsi più che soddisfatto e iniziare pensare alla seconda stagione.

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