È stata una settimana intensa quella appena trascorsa per colui che sta per imporsi come l’imprenditore fintech del momento, cioè Andrea Pignataro, il misterioso fondatore di Ion Investment Group, società con sede in Irlanda specializzata nello sviluppo di piattaforme di gestione dati e di processi per le società finanziarie.
In settimana è arrivato infatti il via libera di Banca d’Italia all’offerta pubblica di acquisto lanciata su Cerved lo scorso marzo, mentre il 3 giugno si è chiusa definitivamente l’acquisizione di Cedacri. Due operazioni che spingono decisamente in alto, senza passare dal via, la presenza in Italia del gruppo nato a Londra. Questo arrivo dirompente nella Penisola di Pignataro, con la sua Ion Group, è frutto di una strategia di crescita per linee esterne che parte dal 2005: da quell’anno Ion Group ha fatto 25 acquisizioni, tutte di maggioranza, singolo o in consorzio, più una ricapitalizzazione, quella di Dealogic, fornitore di dati sul mercato delle fusioni e acquisizioni a livello internazionale, assieme a Carlyle nel 2017.
Cosa fa Ion Group
Fondata nel 1999, oggi Ion Group fattura all’incirca 1,9 miliardi (stime 2019) e serve 7.500 clienti con i suoi oltre 3600 dipendenti, stando almeno al profilo Linkedin. E occorre rifarsi al social network per reperire qualche informazione sulla società perché altrove è molto difficile: il sito di Ion Group non offre infatti molti spunti e la riservatezza sembra essere uno dei tratti distintivi della società.
C’è chi lo definisce un fondo d’investimento, sul sito ufficiale Ion si descrive come un gruppo di “innovatori visionari” che forniscono “software alle istituzioni finanziarie, aziende, banche centrali e governi”. Pignataro detiene quasi il 90% di Ion Investment group e il 100% di Ion Investment Corporation tramite un veicolo lussemburghese la Itt, e il restante 10% di Ion Group fa capo a Carlyle che nel 2016 ha investito . In Italia la società è rappresentata da Luca Peyrano, già numero uno di Elite di Borsa Italiana, che dal 2020 è Chief operating officer di Acuris.
Definirlo un fondo non è forse corretto, di certo però le acquisizioni fatte finora, come vedremo, sono parecchie e anche diversificate.
Oltre venti deal
Per fare il punto sulle operazioni realizzate può essere d’aiuto Mergermarket, di proprietà proprio di Ion.
Come detto, Pignataro dal 2005 ha realizzato 25 operazioni: la metà ha valore undisclosed, l’altra metà vale 10 miliardi di euro. Quella del 75% del gruppo Acuris, a cui fanno capo i ervizi di intelligence su m&a e debt capital market Mergermarket, Debtwire, Unquote e Asia Venture Capital Journal, è avvenuta nel 2019 con affianco l’advisor Ubs. Nel solo 2021 il gruppo ha fatto shopping in Italia (Cedacri, Cerved e List, sviluppatore di software sempre nella finanza) ma anche negli Usa, dove ha acquisito Dash Financial Technologies (il closing è avvenuto il 2 giugno scorso) e Broadway Technology, rispettivamente impiegate nei servizi finanziari e nel settore software. Sempre lo scorso anno la società si è aggiudicata eToro, nota piattaforma di social trading.
Ma non solo software e finanza. Tra gli investimenti di Pignataro spicca ad esempio la Macron, azienda della Valsamoggia produttrice di abbigliamento sportivo. Nel marzo 2019 la Ion Group ne ha acquisito una quota di maggioranza (il 58,5%) dal fondo Consilium. L’operazione è stata effettuata attraverso la Koima Limited, società con sede a Dublino, costituita nel novembre 2018 e guidata da Pignataro e altri due manager di Ion, Conor Clinch e Ashley Woods. Al termine dell’operazione, che non cambia nulla ai vertici dell’azienda, Consilium è rimasta con una quota del 12,8% mentre il 19,4% è in mano ad una ventina di manager e il 9,3% è detenuto da Francesco Bormioli.
L’imprenditore si è mosso anche in Borsa quotando al Nasdaq la Spac ScION Tech Growth I, con un target di raccolta di 500 milioni.
Non tutte le operazioni però sono andate sempre a segno. Nel maggio 2019, i finanziatori di Ion Group avevano preso posizione rifiutandosi di sostenere un piano per un accordo di debito da 2 miliardi di dollari per l’eccessiva leva, utilizzata spesso nelle acquisizioni. Piano che avrebbe riunito tre aziende di software – Wall Street Systems, Openlink e TriplePoint – in una nuova società chiamata Ion Corporates. L’accordo interrotto è stata una macchia nera sul vestito bianco di Ubs, che ha agito come unico consulente finanziario di Ion per la maggior parte delle sue operazioni negli ultimi anni, con un guadagno per la banca svizzera decine di milioni di commissioni. Pignataro, scrive il Ft, sembra avere un rapporto stretto con l’ex capo dell’investment banking di Ubs Andrea Orcel – oggi ad di Unicredit.
Imprenditore low profile
Nato a Bologna nel 1970, Pignataro è poco conosciuto fuori dai mercati specializzati e anche fuori sposa in pieno la politica del low profile. Pur essendo al vertice di un gruppo di intelligence finanziaria internazionale non ha mai rilasciato un’intervista e online ci sono pochissime foto che lo ritraggono (su Dagospia se ne può trovare una in cui abbraccia Paolo Basilico, già fondatore di Kairos, durante la cena di gala della Fondazione dello Ieo).

Dopo una laurea in Economia presa nell’università della sua città, Pignataro vola a Londra negli anni Novanta e lì prende un phd in matematica all’Imperial College, entrando poi come trader alla Salomon Brothers, all’epoca una delle principali banche d’affari di Wall Street (pochi anni dopo sarà incorporata da Citigroup). Pignataro è considerato un genio dei numeri. L’esperienza di trader gli permette di capire che i mercati finanziari saranno sempre più interconnessi con la tecnologia e tra i primi intuisce la dirompenza del digitale. Prima di fondare il suo gruppo lavora per un hedge fund, Endeavour Capital Management, creato con altri manager da uno spin off di Salomon Brothers alla fine degli anni Novanta. In quel periodo la sua attività si incrocia una prima volta con List, azienda di software di Pisa creata da Enrico Damer, che come abbiamo visto ha poi acquisito.
Descritto come una persona motivata, determinata e risoluta, un vero workaholic, vive tra la casa di sua proprietà a Belgravia, elegante quartiere centrale di Londra, e l’ufficio con vista sulla St Paul’s Cathedral (nella foto in alto).
Pignataro è anche membro dell’advisory board del Politecnico di Milano, sostiene la Normale e il Collegio Sant’Anna di Pisa. Ha vari investimenti immobiliari tra cui quello a Canouan, isola caraibica che fa parte di St. Vincent e Grenadine. Nel 2019 il Financial Times lo paragonò a Michael Bloomberg, entrambi infatti lasciarono il bond trading in Salomon Brothers per costruire un impero fondato sui dati. E se quella è la strada allora l’ascesa di Pignataro non sarà certo finita qui.
Alla conquista di Cerved
Vale la pena fare un punto su Cerved. Ion ha lanciato un’opa totalitaria sulla società che fornisce alle aziende servizi di valutazione, gestione e recupero crediti, report e studi di settore attraverso il veicolo irlandese Castor (controllata dall’irlandese Castor Bidco Holdings a sua volta di proprietà della FermIon Investment, società di diritto irlandese partecipata da Ion Capital Partners per l’85,75% e da Gic Private Limited per il 10% assieme a investitori istituzionali). Il prezzo incorpora un premio pari al 34,9% rispetto alla quotazione ufficiale delle azioni alla data dell’annuncio (7,04 euro). Il corrispettivo ha un multiplo implicito 2022 EV/ebitda di 10 volte e un rapporto prezzo/utile di 15,6 volte. Il controvalore massimo dell’offerta è di 195,2 milioni di euro, comprese le azioni proprie, nel caso in cui tutti i titoli fossero portati in adesione. Insieme a Ion nell’operazione ci sono il fondo sovrano di Singapore GIC e di nuovo FSI, già partner di Ion nell’operazione Cedacri.
Nell’operazione Ion Group è assistito da Credit Suisse Securities (lead advisor, che agisce con un team composto da Andrea Donzelli, managing director co head investment banking Italy, Giuseppe Monarchi, managing director e global head media e telecom per l’expertise digital e dati, Andrea Bracchi, director responsabile M&A Italy, e Marco Staccoli, managing director Fig Italy), Sociedad De Valores, Goldman Sachs Bank Europe e IMI-CIB Intesa Sanpaolo, in qualità di consulenti finanziari, e da Chiomenti e Cleary Gottlieb in qualità di consulenti legali.
Ora l’ok di Banca d’Italia all’operazione, che arriva mentre si aspetta il nulla osta di Consob. Nel frattempo, Ion dovrà convincere il mercato, visto che, si diceva, il titolo Cerved continua a viaggiare ben oltre i 9,8 euro, quindi oltre il prezzo di 9,5 euro per azione offerto.
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