L’M&A bancario in Europa è già iniziato, come vediamo in Spagna con Bbva e Banco Sabadell, un’acquisizione ostile. Ma anche con Unicredit e l’Ops rivolta a Banco Bpm (leggi il nostro approfondimento qui). Ma perché si sta facendo?
Le banche stanno cercando di fare acquisizioni nel proprio paese perché le acquisizioni transfrontaliere sono più complicate dal momento che i regolatori sono diversi (vedi la trattativa dell’istituto di Andrea Orcel con Commerzbank). Sta anche cambiando la politica monetaria europea: fino ad ora le banche hanno beneficiato di alti tassi di interesse e quindi anche di conti economici molto forti grazie al margine di interesse. Questo sta cambiando perché la politica monetaria deve essere meno restrittiva, soprattutto in un contesto europeo di crescita molto fiacca. Questo cosa porta?
Le banche devono aumentare le proprie linee di business e diversificare le fonti di ricavi. Lo stanno già facendo, ad esempio l’operazione Anima va in quella direzione, cioè si cerca di avere le case prodotto all’interno della banca e quindi generare più commissioni e colmare quello che sarà il minore margine di interesse nei conti economici.
Il punto che rimane è quello iniziale, cioè che una riduzione dei tassi di interesse spinge l’M&A perché è possibile fare acquisizioni a costi minori. Dall’altra parte, però, siamo in un momento di mercato in cui le banche valgono tanto e in un contesto economico in cui c’è una crescita asfittica.
Va notato che i movimenti di consolidamento al momento sembrano riguardare soprattutto le grandi banche piuttosto che le medie, aumentando così il divario, all’interno di ciascun paese, fra i due, tre istituti di credito maggiori e quelli più piccoli.
Infine bisogna ricordare che le tre principali banche in Europa hanno oggi una capitalizzazione di circa 70 miliardi, mentre la prima banca USA ha una market cap di oltre il triplo.
Sull’autore:
Giacomo Calef è country manager per l’Italia di Ns Partners, tra le principali società di asset management indipendenti in Europa. Fondato a Ginevra nel 1964 da Beat Notz e Christian Stucki, il gruppo ha sedi in tutto il mondo per un totale di oltre un centinaio di collaboratori e 10 miliardi di euro di asset in gestione, può contare su una struttura di 28 professionisti attivi nel wealth management.