Kaboom. Non che non fosse attesa come mossa (tutt’altro!) visto che se ne parla da anni, ma gli indizi più recenti, vedi l’ultimo collocamento del governo di Mps, l’Opa su Anima Holding e le trattative per Commerzbank, avevano dirottato le attenzioni su altro.

Andrea Orcel raddoppia: la notizia è questa. E il risiko bancario si incendia. Unicredit lancia un’offerta pubblica di scambio volontaria su Banco Bpm. Lo fa interamente in azioni. E quindi, come si dice in questi casi: carta contro carta. Valore dell’operazione: oltre 10 miliardi di euro,  per la precisione 0,175 azioni di nuova emissione per ogni azione di Banco Bpm a un prezzo implicito di offerta pari a 6,657 euro per azione.

Lo ha comunicato l’istituto di piazza Gae Aulenti in una nota. Il premio è pari allo 0,5% rispetto ai prezzi ufficiali del 22 novembre, e valorizza Banco Bpm del 15% rispetto al prezzo “undisturbed” del 6 novembre.

Unicredit ma non solo, la reazione del mercato

Banco Bpm in avvio di scambi a Piazza Affari non ha fatto prezzo. Poi ha aperto con un rally del +7% consolidando la posizione, rimanendo in alta quota, con un guadagno del +5,3% nella prima ora di scambi a 6,8 euro per azione.

Le reazioni degli altri bancari sono rimaste contrastate fino a fine seduta: Unicredit è arrivata a cedere fino al 4%, in area 36,5 euro, negative anche Intesa Sanpaolo (-0,5%) ed Mps (-1,9%) stessa su cui, parola di Andrea Orcel, al momento non c’è interesse.

Unipol (+0,5%) e Pop Sondrio (+0,3%) uniche sopra la parità assieme a Finecobank (+0,8%) mentre Mediobanca, altro istituto più volte collocato al centro del possibile consolidamento, cede il -0,5% mentre Bper e appena sotto la parità.

Terza banca europea per capitalizzazione

L’aggregazione andrà a creare la terza banca europea per capitalizzazione di mercato: 60 miliardi Unicredit più 10 miliardi Banco Bpm. La redditività del gruppo combinato, si legge in una nota, beneficerà di sinergie di costo al lordo delle imposte stimate in circa 900 milioni all’anno a regime, da realizzare attraverso misure volte a migliorare la redditività, efficienza operativa, anche attraverso programmi di formazione e riqualificazione.

Ciò, spiega Unicredit, si aggiunge alle sinergie di ricavo al lordo delle imposte stimate in circa 300 milioni all’anno, da ottenere rafforzando l’offerta di prodotti e servizi, integrando pienamente le fabbriche prodotto di Banco Bpm e migliorando la tecnologia.

Il gruppo prevede attualmente oneri di integrazione per circa 2 miliardi al lordo delle imposte da sostenere nel corso del primo anno, e rettifiche su crediti aggiuntive per circa 0,8 miliardi al lordo delle imposte, che consentiranno un miglioramento del rapporto di copertura dei crediti deteriorati e delle esposizioni in bonis di Banco Bpm.

Le parole del Ceo di Unicredit Andrea Orcel

“Con questa acquisizione di uno dei nostri obiettivi storici, rafforziamo la nostra posizione in Italia, e al contempo incrementiamo ulteriormente il valore che possiamo creare per i nostri stakeholder in quel mercato così come per i nostri azionisti” sono le parole del Ceo Andrea Orcel.

L’istituto di piazza Gae Aulenti aveva provato a conquistare Banco Bpm alcuni anni fa ma una fuga di notizie last second aveva mandato il titolo alle stelle, rendendo così l’operazione impossibile. E così Unicredit, oggi, ci riprova, anche se con uno strumento diverso. Della serie: Ops, I did it again. Orcel poi aggiunge: “L’Europa, ha aggiunto, ha bisogno di banche più forti e più grandi che la aiutino a sviluppare la propria economia e a competere contro gli altri principali blocchi economici. Grazie al lavoro svolto negli ultimi tre anni, UniCredit è ora ben posizionata per rispondere anche a questa sfida”.

L’operazione sarà completata entro giugno 2025, con integrazione completata entro approssimativamente i 12 mesi successivi e con la maggior parte delle sinergie realizzate entro 24 mesi.

Ops efficace con almeno il 66,67% di Banco Bpm

Il CdA di Unicredit sottoporrà all’assemblea straordinaria dei soci – convocata il 10 aprile 2025 – la proposta relativa all’aumento del capitale sociale a servizio dell’Ops, in via scindibile e anche in più tranches, da liberarsi mediante (e a fronte del) conferimento in natura delle azioni di Banco Bpm portate in adesione, e dunque con esclusione del diritto di opzione, con emissione di massime 266.000.000 azioni Unicredit, con godimento regolare e aventi le stesse caratteristiche di quelle in circolazione alla data di emissione.

Inoltre, l’OPS è subordinata al verificarsi di alcune condizioni, tra cui che Unicredit venga a detenere all’esito dell’offerta una partecipazione pari ad almeno il 66,67% del capitale sociale di Banco Bpm. Unicredit, tuttavia, si riserva di rinunciare parzialmente alla presente condizione di efficacia, purché la partecipazione venga a detenere sia comunque almeno pari al 50% del capitale sociale più una azione di Banco Bpm (soglia, quest’ultima, non rinunciabile).

Se la combinazione dovesse andare avanti, risultano confermati la politica di distribuzione dei dividendi e il dividendo per azione per il 2024 di Unicredit, come da guidance. Il restante programma di riacquisto di azioni proprie del 2024 sarà avviato dopo la chiusura dell’offerta, prevista a giugno. Unicredit, spiega ancora, ambisce a mantenere le aspettative relative all’ammontare dei dividendi assoluti e al dividendo per azione nel 2025 e 2026 e rimane impegnata a utilizzare e/o restituire il capitale in eccesso entro il 2027.  Nello specifico, UniCredit prevede un accrescimento dell’utile per azione per una percentuale high single digit entro due anni dalla conclusione dell’offerta di scambio.

Gli altri fronti: Commerzbank, nessuna marcia indietro

L’offerta pubblica di scambio volontaria su Banco Bpm è “autonoma e indipendente” dall’investimento effettuato nel capitale sociale di Commerzbank. Lo sottolinea Unicredit, spiegando come la posizione nella banca tedesca “rimane un importante investimento con protezione in caso di ribassi e con sostanziale potenziale upside”. Dunque, nessuna marcia indietro. Anzi, con questa mossa e in questo senso Unicredit intende rafforzarsi ulteriormente.

Spiega Andrea Orcel: “Quello che ci aspettiamo da Commerzbank non è cambiato, ma vista la reazione di certi ambienti dobbiamo essere pazienti e dare a tutti il tempo necessario. Procederemo verso l’acquisizione solo a certe condizioni, che richiedono un cambio delle posizioni di certe controparti. Per rispetto della Germania e delle sue elezioni non c’è la possibilità di muoversi nel breve termine e forse non ci sarà affatto. Mentre aspettiamo siamo tranquilli nella nostra posizione e possiamo discuterne costruttivamente senza forzare l’argomento”.

Mps e Anima Holding: gli scenari

Per quanto riguarda Mps, Andrea Orcel ha dichiarato di non avere alcuna ambizione, d’altra parte Banco Bpm ha acquisito il 9% dell’istituto senese nell’ultimo collocamento a cui hanno partecipato anche Delfin e Caltagirone sono in molti a ritenere che sia ormai proiettata verso l’integrazione con il Montepaschi anche se sarà un percorso lungo.

Da ricordare che il Mef è ancora proprietaria dell’11% del Monte dei Paschi. E che Andrea Orcel in passato non ha mai voluto fare patti con il governo, mica per niente si tirò indietro proprio sul fronte del risiko, auspicato da Palazzo Chigi, con la stessa Mps.

Sull’Opa di Banco Bpm nei confronti di Anima Holding, l’amministratore delegato di Unciredit ha detto: “Credo che in questo momento per la passivity rule se Banco Bpm vuole alzare l’offerta su Anima dovrà convocare l’assemblea”.  L’assenza di modifiche all’Opa su Anima è tra le condizioni di efficacia dell’Ops. Ha aggiunto Orcel: ‘Penso che quella su Anima sia una buona transazione. Se avranno e avremo successo Anima rafforzera la nostra strategia nell’asset management”.

Il governo rema contro, golden power in arrivo?

A margine di un’audizione, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha mostrato entusiasmo nei confronti dell’operazione. “Il governo farà le sue valutazioni e le esprimerà dopo che Unicredit avrà presentato la sua proposta per le autorizzazioni del caso”. E poi ha evocato il golden power, segnale che un malessere nei corridoi di Palazzo Chigi dev’esserci stato quando Unicredit ha comunicato l’operazione.

Un malessere ben intepretato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il primo a esporsi a riguardo: “A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai, credevo che Unicredit volesse crescere in Germania. Ormai di italiano questa banca ha poco e niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando, soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà”.

Mossa a sorpresa, quella di Unicredit, anche per Delfin, holding lussemburghese che custodisce le quote di Essilorluxottica, socia storica della banca di piazza Gae Aulenti: ha fatto sapere che non era a conoscenza dell’operazione.

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