Ha fatto spola durante l’estate tra la vacanza in famiglia e la Germania Andrea Orcel. Così l’amministratore delegato di Unicredit ha seguito l’operazione che ha portato all’investimento in Commerzbank con una quota di minoranza del 9%. Dialogo che resta aperto. Niente Opa. E disponibilità a discutere in futuro la possibilità di aumentare la propria partecipazione. Questo è quanto raccontato dal manager nell’intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero.
“Il governo tedesco ci ha venduto il 4,5% perché ci ritiene affidabili e adeguati -spiega Orcel-. Rimarremo così, almeno per il momento. Non abbiamo in programma un offerta pubblica di acquisto perché sarebbe un atto aggressivo. Se poi Berlino deciderà di cedere la quota residua del 12% potremmo anche muoverci ma a patto che ci siano le dovute condizioni, di prezzo, se saremo graditi e con le autorizzazioni necessarie”.
Fretta insomma non ce n’è. Il dialogo resta aperto con tutti gli interlocutori possibili. Ed è anche per questo che Unicredit presenterà istanza autorizzativa alla Bce per salire fino al 29,9%. Non perché ci sia un’Opa dietro l’angolo ma per avere “un dialogo continuo anche con la Banca centrale europea e gli altri stakeholders”.
Palazzo Chigi favorevole alla fusione, a patto che…
D’altronde dopo l’accelerated bookbuilding (complessivamente il valore dell’acquisizione del 9% è di 1,5 miliardi di euro) le reazioni in Germania sono state contrastanti. Insomma, è anche il momento della diplomazia. E infatti in un’intervista al giornale tedesco Faz (trovate qui l’articolo integrale), Orcel ha aggiunto che Unicredit potrebbe anche rivendere le azioni Commerzbank.
Sul fronte italiano, Palazzo Chigi valuta positivamente la spinta per la creazione di un grande gruppo bancario europeo, a condizione che la banca milanese mantenga le sue funzioni centrali in Italia. Secondo quanto riporta Reuters il governo non è contrario alla mossa di Unicredit, a condizione che non implichi uno spostamento delle funzioni centrali in Germania se dovesse avvenire una fusione. D’altronde nel 2005 Unicredit ha acquistato la banca bavarese Hvb. Sebbene di dimensioni inferiori a quelle di Commerzbank, le attività tedesche dell’istituto di Piazza Gae Aulenti sono più efficienti e più redditizie, il che offrirebbe un margine di risparmio sui costi e un aumento degli utili se le due banche si unissero.
Resta l’invito alla cautela, anche in virtù dei rapporti non idilliaci tra Roma e Unicredit dopo la rinuncia all’ultimo momento dell’acquisto di Mps nel 2021, scelta che ha costretto l’Esecutivo a chiedere più tempo a Bruxelles per la privatizzazione della banca.
Unicredit – Commerzbank, il problema del debito pubblico
Il precedente tentativo dell’ex Ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier di muoversi su Commerzbank si era scontrato con il fronte politico di opposizione in Italia, a causa del progetto di creare una holding tedesca che guidasse le attività della banca. I politici hanno da sempre considerato preoccupanti le fusioni transfrontaliere dei loro istituti di credito per il ruolo che svolgono nell’aiutare il Tesoro a rifinanziare il debito pubblico del Paese, pari a quasi 3.000 miliardi di euro.
Viceversa, il debito italiano, che si aggira intorno al 140% del prodotto interno lordo, ha da tempo destato preoccupazioni in Germania. I banchieri europei si sono a lungo lamentati del fatto che la politica e la regolamentazione abbiano ostacolato le fusioni transfrontaliere, lasciando gli istituti di credito del blocco molto indietro rispetto ai concorrenti statunitensi in termini di dimensioni e valore di mercato.