Detto, fatto. Era lo scorso giovedì 19 settembre quando l’amministratore delegato Andrea Orcel in un’intervista a Il Messaggero diceva di “non aver fretta” di intraprendere un’eventuale scalata a Commerzbank – dopo l’acquisto del 9% sul mercato -, ma che avrebbe comunque presentato istanza autorizzativa alla Bce per salire fino al 29,9%. Così è stato, nonostante lo stop ufficiale di Berlino che negli scorsi giorni alla cessione di ulteriori quote di Commerzbank.
In una nota, la banca di Piazza Gae Aulenti ha fatto sapere di aver “presentato istanza regolamentare per l’acquisizione di una partecipazione superiore al 10% e fino al 29,9%” nella banca tedesca.
Nel frattempo, la banca ha inoltre “sottoscritto in data odierna strumenti finanziari aventi ad oggetto una partecipazione pari a circa l’11,5% del capitale sociale di Commerzbank”. Si tratta dunque per ora, in attesa di un’autorizzazione della banca centrale, non di una partecipazione effettiva ma di un’opzione di acquisto che potrà essere esercitata al momento opportuno. La posizione complessiva di Unicredit, considerando anche quella del 9% circa comunicata in precedenza, pertanto ha raggiunto circa il 21%.
Il rapporto col governo tedesco
La banca italiana ha anche precisato che “la maggior parte dell’esposizione economica di Unicredit è oggetto di copertura, al fine di assicurare piena flessibilità di rimanere a questo livello, cedere la partecipazione, con una copertura in caso di ribassi, o incrementarla ulteriormente, in funzione dell’esito delle interlocuzioni con Commerzbank, i suoi consigli di gestione e di sorveglianza e, più in generale, tutti i suoi stakeholder in Germania“. Un modo insomma per mantenere libertà di azione, alla luce soprattutto dell’opposizione dimostrata dal governo tedesco, finora principale azionista della banca e in fase di uscita, che venerdì 20 settembre tramite la Finanzagentur, agenzia federale che gestisce la privatizzazione di Commerz, ha annunciato lo stop alla vendita di altri pacchetti dopo il 4,5% collocato a Unicredit richiamando alla necessità di “indipendenza” della banca, esattamente quanto richiesto dai sindacati.
Prima banca tedesca
La fusione tra Unicredit e Commerz darebbe vita, come noto, alla prima banca tedesca sia per capitalizzazione che per attività nel paese, davanti all’attuale numero uno Deutsche Bank.
Per Unicredit c’è “un significativo potenziale di creazione di valore che possa essere estratto in Commerzbank, sia in uno scenario standalone che in Unicredit, a beneficio dell’intera Germania e di tutti i suoi stakeholders”, si legge nella nota. Ciononostante, come avvenuto per Unicredit stessa, “lo sviluppo di tale potenziale richiede l’adozione di azioni concrete”, spiega il gruppo. Che infatti la sua l’ha fatta.