L’industria del venture capital made in Italy ha archiviato il primo semestre con un balzo del numero di operazioni e dell’ammontare investito.
Secondo quanto emerge dal rapporto di ricerca Venture Capital Monitor–VeM, realizzato dall’osservatorio della Liuc Business School grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E. Morace & Co. Studio legale e al supporto istituzionale di CDP Venture Capital Sgr e IBAN, fra gennaio e giugno i deal di venture capital sono stati 112, in crescita del 49%.
Il totale degli investimenti è balzato a 778 milioni rispetto ai 237 milioni di un anno prima. L’ammontare è suddiviso fra investimenti in startup italiane (circa 400 milioni, rispetto a 216 milioni del primo semestre 2020) e investimenti in aziende estere fondate da italiani (379 milioni, rispetto ai 21 milioni di un anno prima).
Deal
Se si guarda solo ai nuovi investimenti, initial, questi sono stati 105 rispetto ai 59. Per quanto riguarda l’ammontare investito da operatori domestici ed esteri in startup italiane, il valore si attesta a 399 milioni di euro distribuiti su 100 round, in aumento rispetto ai 216 milioni per 69 operazioni del primo semestre 2020. Allo stesso modo, cresce anche l’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani, che passa da 21 milioni a 379 milioni di euro e da 6 a 12 operazioni.
Focus sul technology transfer
Il totale degli investimenti in technology transfer dal 2018 al primo semestre di quest’anno è stato pari a 305 milioni di euro su 123 operazioni. Questi risultati sono arrivati grazie anche all’impatto dei fondi della piattaforma ITAtech, che a oggi hanno raccolto complessivamente quasi 300 milioni di euro, realizzando, dal 2018, 73 investimenti, per un ammontare totale pari a 88 milioni di euro (compresi i co-investitori).
Con riferimento all’attività di corporate venture capital, si conferma l’evidenza recente che vede una notevole presenza di imprese nei round di venture capital. In particolare, è stata registrata la partecipazione delle corporate negli investimenti a supporto delle realtà imprenditoriali nascenti o nella fase di primo sviluppo in circa il 44% dei round complessivi, in netto aumento rispetto al 2020.
Relativamente alle sole startup con sede in Italia, venture capital e corporate venture capital hanno investito 175 milioni di euro su 67 round, le attività di sindacato tra venture capital, corporate venture capital e business angel hanno fatto registrare investimenti pari a 224 milioni di euro su 33 operazioni e i soli business angel hanno investito 37 milioni in 28 round. Il totale di queste attività porta la filiera dell’early stage in Italia ad aver investito 436 milioni di euro su 128 round.
Distribuzione geografica e settoriale
Come per gli anni passati, a livello di investimenti initial, la Lombardia è la regione in cui si concentra il maggior numero di società target, 39, coprendo il 38% del mercato (era il 47% nel 2019, ma con un numero inferiore di deal, 28). Seguono Lazio (9%) e Piemonte (8%).
Dal punto di vista settoriale, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital, rappresentando una quota del 37%. L’Ict è costituito per un 29% da operazioni su startup nel comparto dei digital consumer services, e per il 71% su società con focus su enterprise technologies. A seguire, quasi il 16% degli investimenti initial è stato diretto verso l’healthcare e poco meno del 15% verso i servizi finanziari.
I commenti
“I numeri VeM di questa prima parte dell’anno mostrano un’attività di investimento iniziale sulle startup in netta crescita”, afferma Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi, l’associazione italiana del private capital, “Sono state ben 105 rispetto alle 59 dello stesso periodo del 2020, le operazioni initial realizzate, sintomo del grande impegno da parte degli operatori che non temono la crisi”.
Anna Gervasoni (nella foto di copertina), professore Liuc-Università Cattaneo, aggiunge che “guardando i dati del primo semestre si nota come la partecipazione delle corporate ai round di venture capital sia in costante crescita. Questo dimostra che le imprese italiane credono e investono in prima persona nell’innovazione. Perché consapevoli che solo così si può puntare a una crescita aziendale e a un consolidamento dell’attività in un mondo globalizzato e sempre più competitivo”.
Maurizio Montagnese, presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center, nota che “in Italia il 2021 sta dando segnali di ripresa anche sul fronte del venture capital. Le nostre attività di accelerazione e supporto finanziario delle startup e di investimento tramite la nostra Neva SGR non sono rallentate durante la crisi pandemica. E hanno contribuito a rendere l’ecosistema più resiliente. I percorsi di accelerazione di cui siamo promotori, come Techstars Smart Mobility e BioInItaly, sono in continua evoluzione e attraggono l’interesse degli investitori internazionali nel nostro Paese”.
Paolo Anselmo, presidente di IBAN, l’associazione dei business angels italiani, aggiunge nei “primi sei mesi del 2021 consolidano il trend di crescita degli investimenti dei business angel e una crescente propensione ad investire, soprattutto insieme ai fondi di venture capital. Anche nel primo semestre i business angel hanno contribuito, da soli e insieme ai fondi di venture capital, a oltre la metà degli investimenti di venture capital in Italia, per un ammontare di 261 milioni di euro, suddiviso in 61 round”.
Pierluigi De Biasi, partner dello studio legale E.Morace & Co., conclude che “l’innovazione e l’attività delle startup hanno mostrato grandi capacità di adattamento in questi mesi di pandemia e, anzi, proprio l’applicazione della tecnologia nelle nuove idee imprenditoriali ha consentito di modificare i comportamenti collettivi e individuali, attenuando i danni e le limitazioni causate dall’emergenza, ma soprattutto ha indicato vie di intervento e di possibilità di investimento con un rimbalzo negli investimenti notevole”.