Per ora nessuna convocazione ufficiale da parte del governo ma la notizia che ha rallegrato il mercato è che Vivendi ha inviato una lettera al Tesoro, chiedendo un incontro. Tradotto: la società che detiene la maggioranza di Tim è disposta a trattare sulla rete. Con un po’ di audace ottimismo, potrebbe tradursi in “prove di intesa” prima dell’offerta di Kkr.

Guardando invece ai fatti, a Piazza Affari Tim è sotto una pioggia di denaro: il balzo è del +1,6% al giro di boa, a 0,323 euro ad azione dopo aver toccato un massimo di seduta da 0,326 euro. Apertura al dialogo dunque anche se Kkr, riporta Reuters, sarebbe intenzionata a chiedere altro tempo per organizzare un’offerta congiunta con il Mef per Netco. In buona sostanza Vivendi è pronta ad aggiungersi (finalmente) al tavolo delle trattative. Che però restano ben lontane dal lieto fine. La scadenza per l’offerta vincolante era prevista per il 30 settembre. Poi è stata chiesta una proroga, ragionevolmente per metà ottobre.

Tim, lettera di Vivendi a Palazzo Chigi: cosa farà il governo?

Fonti vicine a Palazzo Chigi danno per certa una convocazione della società francese nei prossimi giorni. Altri elementi non ce ne sono almeno per il momento, né per la tempistica, né per la disponibilità del governo a organizzare l’incontro. Sul tema si sono però espressi gli analisti di Equita: “La posizione di Vivendi rappresenta uno dei punti di incertezza dell’operazione, per cui eventuali segnali di supporto da parte loro aumenterebbero in effetti le chance di completamento del deal, e contribuirebbero a chiudere il gap rispetto alla nostra valutazione”.

D’accordo, con una cautela maggiore, anche Intermonte: “La richiesta di Vivendi per un incontro ufficiale con il Mef segna sicuramente un punto a favore nelle negoziazioni in corso ma ci sembra prematuro interpretare questa apertura con una posizione più conciliante da parte dei francesi, considerando la distanza sui diversi nodi ancora aperti”, aggiungono gli analisti.

Nell’ultima conference call, il management di Tim aveva sottolineato che la cessione di Netco rappresenta un’operazione industriale e non una classica operazione di sale-and-leaseback di natura meramente finanziaria. Inoltre aveva confermato l’impegno nel garantire la sostenibilità della Serviceco, mentre si era astenuto dal fornire indicazioni quale tipo di assemblea dei soci sarà chiamata ad approvare l’operazione (la decisione sarà assunta dal Cda una volta pervenuta l’offerta vincolante).

Qui Kkr: a che punto siamo

Intanto però  Kkr e il Tesoro italiano sono pronti a chiedere ancora più tempo a Tim per organizzare un’offerta congiunta per la sua rete fissa. Il mese scorso il fondo americano ha ottenuto l’appoggio del governo del primo ministro Giorgia Meloni, che ha autorizzato il Tesoro a partecipare alla sua offerta per un asset ritenuto di interesse strategico nazionale.

L’offerta preliminare del fondo statunitense valutava Netco a circa 23 miliardi di euro, incluso il debito e tenendo conto di una serie di variabili. A giugno, Tim ha concesso a Kkr un periodo di trattative esclusive fino alla fine di settembre per presentare un’offerta vincolante per Netco, che comprende la rete di accesso fissa e l’unità di cavi sottomarini Sparkle di Tim. Tuttavia, Kkr e il Tesoro italiano stanno preparando una richiesta formale a Tim per ottenere “qualche settimana in più” per finalizzare l’offerta, secondo quanto riportato da Reuters, aggiungendo che le parti stanno discutendo una proroga di due settimane.

Il Tesoro ha bisogno del via libera della Corte dei Conti nazionale per portare avanti il piano, hanno detto due delle fonti, aggiungendo che questo ha motivato la richiesta di più tempo e che la Corte dovrebbe dare il suo parere in ottobre. Gli amministratori di Tim discuteranno la richiesta di più tempo in una riunione prevista per il 27 settembre. mIl Tesoro intende anche chiedere all’Antitrust del Paese garanzie che l’operazione non danneggi la concorrenza. Roma punta a ottenere per il Ministero una quota di minoranza in Netco del valore massimo di 2,2 miliardi di euro. L’appoggio del principale investitore di Tim, Vivendi, è fondamentale per facilitare la vendita. Il gruppo francese, che possiede il 24% di Tim, ha finora mostrato scarso interesse per un accordo alle condizioni di Kkr.

Lascia un commento

Articolo correlato