Sono passati 92 anni dal crollo della borsa di Wall Street. Il 29 ottobre 1929, all’epoca un martedì, iniziò la gravissima crisi economica finanziaria conosciuta anche come Grande Depressione, che provocò povertà, disoccupazione e gravi ripercussioni nel corso di buona parte degli anni Trenta. Una crisi che non colpì solo gli Stati Uniti, ma tutto il mondo.

Il martedì nero non fu un evento improvviso. Le avvisaglie del tracollo si erano manifestate nei giorni precedenti. Il 24 ottobre, infatti, denominato il giovedì nero, si registrò il primo calo della Borsa, a sua volta anticipato dalle massicce vendite di titoli azionari nei giorni precedenti, e segnò l’inizio effettivo del Big Crash.

Fiduciosi e sicuri, dopo aver vissuto anni di prosperità e crescita economica all’inizio degli anni venti, investitori e semplici cittadini americani decisero di acquistare titoli azionari, facendo lievitare rapidamente il valore delle azioni. In poco tempo, però, si creò un allontanamento tra il valore effettivo delle aziende e il loro valore azionario, di molto superiore. L’industria quindi produsse sempre di più, ma la domanda interna non riusciva a inglobare l’enorme quantità di beni messi sul mercato. Cominciò così il fallimento delle industrie, poi quello delle banche. E le azioni persero precipitosamente valore.

La spirale fra crisi economica e caduta borsistica

Il primo crollo avvenne il 24 ottobre. Quel giorno le contrattazioni iniziarono subito con le vendite frenetiche di azioni, che di conseguenza cominciarono a svalutarsi. Nessuno comprava per paura dei prezzi troppo bassi e nel corso della giornata più di 12 milioni di azioni vendute diventarono insignificanti, danneggiando risparmiatori e investitori. I principali broker e le grandi aziende cercarono di rassicurare che i prezzi dei titoli sarebbero risaliti, ma fu del tutto inutile.

Per qualche giorno si pensò che la situazione fosse tornata alla normalità. Le contrattazioni a Wall Street, infatti, tornarono a livelli standard. Il 29 ottobre, però, si scatenò il panico a New York. Circa 16 milioni di azioni vennero vendute, provocando un ribasso dell’indice superiore al 50%. Anche l’indice Dow Jones (il principale a Wall Street, creato da Charles Dow, padre dell’analisi tecnica e fondatore del Wall Street Journal, e da Edward Jones, statistico finanziario americano) precipitò del 12% e il mercato perse 14 miliardi di dollari.

A quel punto la visione ottimistica degli ultimi anni venne annientata drammaticamente dall’imminente crisi economica. La gente di New York scese in strada disperata e impaurita. Si registrarono numerosi suicidi. Le conseguenze del tracollo di Wall Street ebbero ripercussioni in tutto il mondo, che si piegò di fronte una gravissima recessione economica che intaccò produzione, occupazione, redditi, salari, consumi e risparmi. E per cui ci vollero anni per riprendersi.

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